La Passione di Sezze, figlia di una tradizione

La Passione di Sezze, figlia di una tradizione

2 Maggio 2019 0 Di Fatto a Latina

«Gesù Nazareno sorgi…sorgi!»; così Sezze riscopre gran parte della sua tradizione nel giorno della Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo, ovvero la Sacra Rappresentazione della Passione di Sezze.

Così come Gesù ordinava a Lazzaro di tornare alla vita, ultimo miracolo prima della Passione e sua stessa Resurrezione; così come il centurione che pesta l’asfalto e i ciottoli delle strade setine comanda al Cristo stesso.

Quel dramma cristiano risalente al 1200 e riportato alla luce nel 1932 da Filiberto Gigli, quella “pruggessione” che da allora attira tra le vie del paese che fu di Ercole, centinaia di curiosi, devoti e appassionati.

La passione di Sezze, una cultura sacra

Ogni venerdì di Pasqua, Sezze risplende. E rinasce. Si veste di frenetica allegria, respirando la brezza di un auspicio di primavera, mentre si prepara a commemorare la sacralità del Verbo e del suo stesso passato. Una volontà che ha radici nella tradizione e nella prosecuzione di essa, perché la Processione non è solo un modo per “fare tursimo”, ma per ricordare a molti, che ogni venerdì di Pasqua, Sezze torna grande attraverso l’opera della sua gente.

Dichiara l’assessore alla cultura e alle attività produttive Pietro Ceccano:

«La sacra rappresentazione é ormai un evento radicato e imprescindibile per la nostra comunità e in ogni caso va a rafforzare quel senso di appartenenza che deve sempre e comunque restare viva in ognuno di noi e deve continuare a essere un’attrazione da non perdere per tutti i turisti che noi cerchiamo di attrarre e che continuano ad arrivare a Sezze, proprio per assistere alla Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo».

Certo è che ogni tradizione non può rimanere incatenata all’inerzia del tempo inteso come uso e costume e nel corso degli ultimi anni la Sacra Rappresentazione ha rinvigorito il suo mistico sentimento, stroncando sul nascere qualsiasi scellerato tentativo di definirla una semplice sfilata in costume.

Continua l’assessore Ceccano:

«Voglio rivolgere i miei più sentiti complimenti ai partecipanti, agli attori, all’Associazione della Passione di Cristo e all’amministazione comunale, che si sono prodigati per la buona riuscita dell’evento. La Sacra Rappresentazione è stata ancora una volta all’altezza della sua fama e delle aspettative. Sono convinto che le emozioni suscitate derivano dagli eventi che l’hanno preceduta: eventi iniziati due sere prima, svoltisi presso l’auditorium San Michele Arcangelo, così come il “Crucifige”, che ha chiuso questo avvicinamento alla sacra Pasqua. Sono convinto che la tradizione sia stata recepita con massima attenzione e il rispetto che merita da parte di chiunque, setino e non, accorso per prenderne parte».

Figli di una tradizione

Cos’è, dunque, una tradizione, se non l’incarnazione stessa dello spirito di un popolo, della storia di una comunità? Nei locali adibiti a festa, tra le vie in vibrante attesa, sui balconi illuminati che si affacciano sul passato che di colpo, ogni anno, (ri)diventa presente e si proietta verso il futuro; nella partecipazione spontanea e commossa, come quella che quest’anno ha spinto un gruppo di giovani volontari a lavorare senza sosta per l’illuminazione della croce di Gigli, a svettare sull’Anfiteatro di sezze -, che s’affaccia, domina e scruta l’orizzonte pontino, eretta nel 1956, proprio in occasione della Sacra Rappresentazione; nello sguardo rispettoso di chi della Processione è un veterano o in quello curioso dei più piccoli. Incontenibile, come la passione di un popolo.

Ha concluso l’assessore Pietro Ceccano

«La concorrenza oramai è forte, considerati gli eventi simili che vengono organizzati e messi in scena nei paesi limitrofi – a Roccagorga, per esempio quest’anno si è svolta la prima edizione della propria Sacra Rappresentazione -, ma Sezze per tradizione e, soprattutto, per continuità e indice di qualità, ha l’obbligo di svolgere quel ruolo catalizzatore che l’ha sempre contraddistinta negli anni e che noi abbiamo il dovere civico e morale di mantenere e, altresì, migliorare. Per poter riuscire in questa piccola grande impresa, c’è bisogno di coinvolgere i più giovani e l’associazione ha già intrapreso questo percorso, coinvolgendoli in molti quadri, e tutti loro hanno dimostrato serietà e attaccamento all’evento. Abbiamo lavorato con gli istituti scolastici, proprio per alimentare questo senso di condivisione con le nuove generazioni, con l’obiettivo di trasmettere loro la nostra passione e l’amore per questa tradizione, a cui siamo profondamente legati e a cui non possiamo rinunciare, perché è parte integrante del nostro bagaglio storico, artistico e culturale»,

Spulciando tra le pieghe della storia, si raccolgono con delicatezza le parole scritte nel 1950 da Luciana Segreto sul Giornale del Turismo:

«Sono i figli di Sezze gli interpreti più adatti del Dramma Divino, e ciò che più stupisce e commuove, è la innata maturità artistica di questi volontari attori. Respirano un’aria di dignità, di maestà».

I figli di Sezze, che due giorni prima della resurrezione di Cristo, infondono nuova vita al loro paese, con inestinguibile ardore e devoto senso civico.