Il Giro d’Italia a Latina, la bici e sono nato io

Il Giro d’Italia a Latina, la bici e sono nato io

7 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Arriva Bartali, già la giù vedo Coppi. Davanti a me, lo tocco con la mano, quasi, quasi. Corrono, ecco mio padre con la Vespa 150 con scritto davanti “Giuria”, occhiali neri e guida da vissuto, piedi un poco fuori il predellino e sigaretta in bocca, da gioventù “da bruciare”. Ma che confusione, ma che casino, ho nella testa, ma sono tutti ricordi affardellati di bicicletta perché il 15 maggio qua, sì qua da noi, passa il giro d’Italia, viene da noi. Noi che la bicicletta è come lo scheletro di ogni movimento. Mia nonna Gilda era una “lettrica” (pareva un meccanismo mosso dalla corrente elettrica), mio padre ci andava a lavorare da Sezze alla nucleare. “Eravamo tanti, le strade brecciate e si faceva il solco lungo la strada, come un binario, il primo che usciva faceva fare filotto a chi veniva dietro”.

E ve la dico tutta: fu il girarsi mentre andava in bicicletta per guardare le gambe di una donna in bicicletta che iniziò il progetto e, poi, sono nato io. Perché il guardante era papà, caduta dalla bici compresa, e lei era mamma. Insomma un poco figlio della bici.

Non viene il Giro a Latina, ma è Latina che torna a girare come è nata con la bicicletta, torna alla sua passione che non fu mai pallone, ma sempre pedale e sudore. Nel calcio puoi prendere fiato escludendoti un poco dal gioco, la bici non perdona, la bici è un impegno senza fiato, la bici è uno stato che pure i moschini si fermano sul tuo sorriso al vento, e gli occhi sono minati da una mosca cavallina, e se guadi di lato la signorina sbatti contro un palo che sta li per caso.

Non è il Giro d’Italia che torna a Latina, ma è Latina che scopre il suo profondo

È tutto un complesso di cose / che fa si che io mi fermi qui / le donne a volte sì sono scontrose / o forse han voglia di far la pipì. / E tramonta questo giorno in arancione / e si gonfia di ricordi che non sai / mi piace restar qui sullo stradone / impolverato, se tu vuoi andare, vai… / e vai che io sto qui e aspetto Bartali / scalpitando sui miei sandali / da quella curva spunterà / quel naso triste da italiano allegro / tra i francesi che si incazzano / e i giornali che svolazzano / C’è un po’ di vento, abbaia la campagna / e c’è una luna in fondo al blu.

Paolo Conte è fantastico nel dire di questa passione, certo non passa Bartoli, certo non sono così scontrose le donne, ma ti viene da portarle in gita sulla Balilla alla Storta dove non sai se vai diritto ed è fettuccia veloce fino a Terracina o o cominci a salire su per quelle colline che sanno di mandorlo in fiore, di ginestre sole e uomini stanchi.

Arriva il Giro d’Italia a Latina, ci vado per papà e la sua Vespa, per nonna in bicicletta, per la fatica che fa la Bianchi a tenermi il passo ed io pensavo di volare su una moto che ha per cuore il motore del mio cuore.