Maestre cattive, telecamere e il mondo dei pesci rossi in vasca

Maestre cattive, telecamere e il mondo dei pesci rossi in vasca

10 Maggio 2019 2 Di Lidano Grassucci

Ho paura e lo dico, ho paura di una società che si inventa mostri e di una società “guardona” che non si fida, che non ha gerarchie sociali, ma solitudini senza speranza. Si travisano le parole: il temporale è bomba d’acqua;  la tromba d’aria è uragano; un incidente con un morto una carneficina e anche le strade sono assassine, come se avessero vita. Una società incredibile dove tutto è concesso tranne il buonsenso.

Mettere le telecamere nelle scuole, metterne nelle case di cura per gli anziani come se le persone fossero dei pesci rossi da guardare nelle vasche, come se tutti fossimo belve da controllare e non umani viventi. Nessun partito, dei tanti, ha sollevato il dubbio per questo grande fratello in arrivo, nessuno ha posto il problema dell’eccezione che ha il rapporto del docente con i suoi discenti nell’istruirli al futuro.

La polizia non poteva entrare all’università e nelle chiese perché il sapere e la fede sono la coscienza di un paese, ora ci mettiamo le telecamere, facciamo della vita un acquario. Poi dalle telecamere tiriamo fuori i mostri che ci servono, magari li ordiniamo. La televisione, anni fa, ci fece credere che 3 milioni di albanesi avrebbero invaso noi che eravamo 20 volte di più, e nessuno fiatava nel contestare quel bestemmiare il buon senso. Oggi annunciano che milioni di persone stanno per arrivare, ma nessuno li è andati a contare, ci dicono che le maestre sono cattive e vanno “arginate”, “controllate”, “assunte come presunte colpevoli”. Insomma siamo al “grande fratello” e poi le immagini delle telecamere magari le facciamo commentare a Barbara d’Urso, alla Gruber, o alla De Filippi. L’umanità? Ma a che serve. E la violenza? Ormai tutto è violenza e le monadi, cioè noi tutti, siamo sempre più soli, ignoranti che ignorano il loro non sapere.