Giro d’Italia, la Latina che aspetta e non ti aspetti. Il fantasma di Taruffi

Giro d’Italia, la Latina che aspetta e non ti aspetti. Il fantasma di Taruffi

15 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Arriva, il Giro intendo. La città è lavata, la pioggia la fa bigia. Bella di una bellezza silente. Quasi i suoi abitanti hanno fatto spazio ad un ritorno, quello della bicicletta. Strade pulite di pioggia, vita ferma d’attesa. Verranno da Frascati, andranno a Terracina i corridori. Passeranno qui, come passava Pietro Taruffi a provare le bisiluro su “la fettuccia”: che dalla Storta è diritta come un fuso fino a Terracina. Andavano a vederlo passare, Taruffi, un attimo il rumore del Guzzi 500 (il motore della bisiluro) e poi niente, odore di olio bruciata. “Me pari Taruffi”, dicevano i cispadani per dire di uno che andava lesto. Chissà cosa diranno domani di oggi, di Vincenzo Nibali,  Primoz Roglic,Richard Carapaz, Simon Yates e Mikel Landa. Non lo so mica, ma la società si modella sugli eventi che vi si svolgono, Taruffi diventa velocità, gli alpini che si “adunano” a Latina poi fanno una “Latina alpina”, volontaria, generosa, se si adunano i solitari la fanno sola. Passa il giro e la città si sente nel mondo. Un giorno ci sarà il ricordo di un Nibali intravisto nel gruppo,  della fuga di…. Saronni, della faccia con la “sgregna” (smorfia) di Moser.

Io c’ero, era tutta una corsa e da lontano già a Cisterna mette la terza e va di gas si sente Taruffi che col motore rincorre il cuore dei girini, e non verranno rane.