Piccole setine: Tetta e la banda del “giacciolo” di via Felice Cavallotti

Piccole setine: Tetta e la banda del “giacciolo” di via Felice Cavallotti

19 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Piano primo, ultima rampa di mattoni, poi si sale col legno… Lì al primo piano abitava Tetta, perpetua di un vecchio prete che a raccontarlo adesso arriva arcigno, ma a pensarci un poco non ci disse mai niente, un prete silente. Noi (io, Oreste, Marcellino, Franco) lo immaginavamo come Belfagor, un fantasma in un palazzo dove eravamo come Paperopoli, tutti nipoti (salvo Oreste di Setta). Via Marconi 48, che però le vecchie precisavano, puntualizzando in italiano che dava più ufficialità alla cosa: “Felice Cavallotti”. Lo sfogo di quello stette per noi era il monumento, cresciuti con il vede davanti… Tetta aveva gli occhi dolci ed era il primo portone al nostro rientro di banda, la prima oasi di palazzo dolo la “selva tropicale del monumento”, “dopo l’Amazzonia che ci adottava per ore ed ore, che mo manco ricordo come facevamo”. Lei stava sulla porta e, noi lo aspettavamo, ci intercettava: “tocca ca so fatto i giacciolo”. Aveva gli stampini e il frigidaire, metteva acqua e tanto limone, poi lo zucchero a profusione e… un rito, in piedi in fila come soldati alla mensa, ciascuno aveva il suo. Uguali nella forma nel sapore, le facce nostre erano geografia di mappe disegnate da sudore e polvere. Franco rideva sempre, Oreste faceva finta di essere il capo, Marcellino la buttava in caciara ed io mi facevo accettare ad inventare strampalate cose, nel vivere già di suo straordinario.  Le “vecchie” nostre, non si erano accorte della sosta e… “n canavano” i nostri nome verso il monumento. Un coro di L’, Fra, Ore, Marcè, che diventava una nenia lunga fino al primo segnale. Con l’amore, in caso di attardo, di “i t’accido”, “te su squaratato”, “no vichi mai l’ora di radduce”. Tutto finiva con la minaccia che più ci feriva: “te rimanno da mammeta”. Che per noi si traduceva “vi sciogliamo la banda”, la banda del “ghiacciolo”, cosi terribile che ne abbiamo mangiati a profusione.

Ps: non ci hanno mai rimandato dalle madri e quando toccava avevano occhi lucidi e il frigidaire di Tetta non era da meno. Figli di vecchi ghiaccioli, figli di bande che combattevano con il limone. Sarà per questo che amo il limone.