Europee: il sanfedista Salvini e un vecchio ammazzapreti

Europee: il sanfedista Salvini e un vecchio ammazzapreti

20 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

L’unico rosario che ricordo con piacere è quello che recitava mia nonna, Za Pippa, co Za Maria, commare Benirde e Tetta nella casa della mia infanzia a Sezze. Perché il rosario, se non è privato, se non è della coscienza, è il paravento di chi manifestando preghiere non pratica pietà.

La pietà che è sentire ogni altro come degno, come parte di un noi, e non “diverso” per noi.

Ecco, quando in politica arrivano i rosari, dal 1870 (per chi non lo sapesse è quando noi italiani abbiamo liberato Roma dai preti) in poi, mi preoccupo e tanto. Volevamo noi cancellare i preti, i nostri e non di meno quelli delle altre fedi. La penso come Carlo Marx:”la religione è l’oppio dei popoli”, e chi non praticandola nella vita la predica è uno “spacciatore” di illusioni.

La politica è la vita reale, della coscienza non se deve occupare. La politica è dare pane e companatico non dire che si possono moltiplicare “pani e pesci”, che “l’acqua possa diventare vino”. Mi occupo di cose della vita, del dopo morte non è cosa mia, mi riservo dei miei dubbi. Lo dico al richiamo di Matteo Salvini alla Madonna, al rosario brandito in un comizio, a me già non piaceva la croce sullo scudo, questo ci aggiunge la spada.

Le preghiere sono di chi prega, e come pregate sono casi vostri, noi dobbiamo garantire che ciascuno lo possa fare a suo modo senza chiedere miracoli.

Poi verrà un giorno che con le “budella dell’ultimo prete impiccherem l’ultimo re”, e saremmo liberi.