Niki Lauda, l’ultimo eroe

Niki Lauda, l’ultimo eroe

21 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Se ne è andato, era troppo freddo per essere amato d’impeto, era troppo forte per richiamare pietà. La vita ci destina dalla nascita forse, lui doveva aver scritta una strada con la scritta “vincente”. Ma ogni vincente, poi, si trova a fare i conti con la malasorte che pare ti presenti il conto del talento, e gli aveva scritto sul volto questo “tradimento” della dea bendata. Talento, che di questi tempi è bandito come brigante nella selva, relegato alla spazio piccolo piccolo delle paure. Lui, lui non aveva paura: il suo volto era oltre la paura, le sue ferite, la sua incredibile vita di mille vite. Quelli che nascono dall’altra parte delle Alpi per noi di giù sono gelo, ma lui lo ricordo seduto su una rossa, quando aveva le strisce bianche, e sulla fiancata il suo nome in corsivo Niki Lauda, casco appoggiato sulle gambe. Un cavaliere medioevale col suo destriero e la vittoria e nella probabilità, ma di tornare non c’è certezza.

Poi torno alla Mercedes d’argento, non si perdona al campione di tornare sulla sua decisione, al talento non si perdona niente. Ma ora, noi del suo tempo, siamo più soli, privi di tornei, privi di caroselli, privi di eroi. Ci si sente soli senza eroi, vita banale, ma ci sono possibilità, possibili vite eccezionali.