La lezioni delle badanti di Latina alla Repubblica della retorica

La lezioni delle badanti di Latina alla Repubblica della retorica

1 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Seguo, debbo dire un poco seccato, le retoriche dei puri che non respirano per non sentire l’olezzo del mondo che è il profumo della vita.

Domani è 2 giugno festa della Repubblica italiana, la mi Repubblica.

Per una contingenza personale (mi debbo tagliare i capelli da Elvio Sai il mio Figaro) mi trovo in viale don Morosini a Latina. Il verde è del trascurato che è ordinario a qua, mi  fermo davanti alla statua del compagno Sandro Pertini.

Sta lì solo, Sandro sotto scritte ordinarie e l’omissione dell’unica cosa che lui  era e che poi consegue il resto: Pertini, era “socialista”.

Che, consentitemi, resta l’idea politica più generosa che c’è, e sono di parte, sfacciatamente.

E penso a questo savonese dal carattere difficile e mi chiedo: ma con chi starebbe lui. ora? E la risposta è lì, a due impercettibili spostamenti di pupille: ci sono tante donne dell’Est che parlano, ridono, sulle panchine mettono le cose da mangiare e parlano in lingue per me strane.

Sono le badanti, le donne che stanno nelle case, che accudiscono i bimbi nostri, che hanno lasciato i loro bimbi. Una si vanta della pettinatura con quella davanti, penso all’orgoglio che ha per aver avuto modo di passare dal parrucchiere. Un’altra ha un pacco incelofanato, tanto, e lo consegna ad un signore che ha la faccia non meno dell’est e una station wagon. Penso a cosa può averci messo dentro: la pasta, l’olio o un pezzo di formaggio ma comunque l’idea di un paese grasso per un paese magro. Così magro che manda via madri ai figli, per un mondo senza figli e triste di madri. Eccola la Repubblica ecco con chi starebbe quel socialista eretico di Pertini, starebbe con queste donne e le lori speranze non con le paure di chi sta chiuso in casa. Che bella questa repubblica, mia madre veneta di qui aveva il talento del cucito, ma il dramma della povertà e andava a servizio tra le signore di Roma, a riempire le loro mancanze, a sentire i loro vuoti. Piango, un poco queste donne hanno la sua faccia e il suo sorriso. La Repubblica quando l’abbiamo sognata, desiderata, conquistata, anche (e senza pentimento) con fucile e pugnale era anche per una cosa che ora ricordo: il medico luminare disse a mamma che “non mi avrebbe potuto curare, lei (mamma) non si poteva, e non si sarebbe mai potuta permettere, lui come medico”. L’ho odiato e ho capito da che parte stare, non da quella di questo uomo.

Ecco perché domani è festa e io l’ho festeggiata con queste donne: loro sperano per i loro figli, loro rubano i libri in italiano, perchè nessuno possa dire loro “non posso curare vostro figlio, non ve lo potete permettere”

Capite Pertini: “un uomo libero ma senza giustizia sociale è solo libero di morire di fame”.

Siamo così dal 1892, da Carlo Marx, e prima dalla Repubblica romana, e tra queste donne c’è la libertà e, se c’è, Dio sta qua. Come stava con mamma e il luminare era e resta triste nel suo niente e stava col demonio condanna degli egoisti.

Chiudo come faceva un grande uomo, anche lui presidente di questa Repubblica e socialista: w l’Italia, w il socialismo. Questa è la Repubblica, saluto a pugno chiuso.