Storie da bestiario: intorno a Cipango
1 Giugno 2019Non era un amante dei boschi, degli alberi, del vento e del sole, era da terra coltivata da passo sul selciato. Era libero nel suo spazio curato, umano, sicuro al decollo e all’atterraggio delle fantasie. In fondo tutti convivono con le loro sicurezze e fanno diga alle paure. Meglio il caldo dei racconti davanti al fuoco e i ricordi da fare su di un cuscino. Vi parlo di cose che sapete, cavalieri stranieri passato l’angolo di strada.
Ma quella mattina decise che doveva portarsi nel silenzio, dove l’odore dell’umano con la sua vita non ci fosse. Lo fece come si indossano i calzini: a fatica metterli, poi li dimentichi e diventano pelle. La strada era in salita e l’erba lasciava il posto agli alberi, alle foglie morte, al sentiero sempre meno civile, capre e pecore per amiche.
Salutò le pecore che portavano denaro, la pecunia dei romani, poi su. Nella valle la strada portava auto sempre più piccole, l’aria pizzicava. Solo lassù. Non andava spedito, prendeva fiato, poi si sedeva su una roccia di calcare e non guarda più giù. Pensava chissà ad un mare dove era stato in un altra vita a navigare, o al deserto attraversato con quelli di una legione che non era dotata di onore, ma onore cercava.
Lo avrete capito era sbandato nella sua quotidiana banalità, ora saliva in un cielo Olimpo, in un viaggio ad un soffio dalla stessa banalità.
Da piccolo gli dicevano di gnomi e folletti, di fate e spiriti dei boschi e dispettose creature celate nel sottobosco tra le verdure. Ma i banali mica sanno dei santi eremiti, delle montagne e non vedono l’occhio del gufo. Era tutto così fermo, tutto a posto, pareva un documentario. Quando un sole deciso cominciò a far girare la luce, o forse solo a lui parve così. Prese la borraccia per bere e si sentì chiedere: ne dai anche a me?
A chi? A chi? Aveva scelto il silenzio. A chi? Era forse un segno, esile e rapida, esile e rapida. Come certe cerbiatte che sentono il binocolo addosso e il suo guardante, il lupo e la sua voracità abbondante e se ne tengono distante.
E mentre cercava si senti sfiorare, lei lo circondava. Circondato dallo spirito, era come un giorno di sole in cui la luce si tuffa nel mare e torna rimbalzando contro la luce del sole e le onde la fanno brillare. Era così, era così, delirio. A chi? ma le porse la borraccia, ma lei non la sfiorò neanche ma bevve dalla sua bocca.
Non sapeva esistesse questo, era una scoperta, era come l’america che c’era ma nascoste, una terra che faceva a nascondino col Catai, faceva Cipango mai visto ma raccontato da Marco Polo. Girava il mondo, le sue labbra sapevano di menta…
Si destò e non era solo, ma quello che quel giorno gli venne incontro non si può raccontare per mancanza di parole ma lui lo hanno visto cercare.