LEGO a Piana delle Orme, un incastro perfetto
2 Giugno 2019Un incastro perfetto tra i mattoncini più famosi del mondo, i LEGO, e Piana delle Orme. Una decima edizione che è un successo, centinaia gli appassionati che hanno invaso il Museo fin dalle prime ore dall’apertura della mostra.
LEGO, un gioco da 0 a 99
Chi pensa ancora che sia un gioco ad esclusivo appannaggio dei più piccini si sbaglia di grosso. L’età media dei visitatori è molto più alta. Gente in fila ad acquistare set LEGO come all’entrata di un concerto di Calcutta. Genitori che suggeriscono scatole gioco ai figli, mica per i pargoli, per giocarci loro. Li becchi coi telefonini a fare foto a raffica, fanno pure finta di inquadrare la prole, “più a destra Luca, più a destra…” ma lo zoom lo fanno sul pezzo da collezione.
Il centro dell’esposizione lo comanda la City: una città progettata dal team di Roma Brick e dai Brickanti. A mescolarsi, colori, forme, geometrie e realtà di vita di una vera città, ma fatta di plastica.
Il Brickante, fuorilegge della creatività
A raccontarmelo Giuliano, un omone gigante dagli occhi a cuore a mo’ whatsapp mentre me lo descrive col suo accento romano.
L’amore per il mattoncino non finisce mai. Io l’ho riscoperto meno di due anni fa. Da allora ho partecipato senza sosta a più di 10 mostre. Da grande è diverso: puoi coltivare meglio questa passione, hai più disponibilità economica e la tenacia di chi è cresciuto mentalmente.
Giuliano mi accompagna su e giù per l’esposizione, mentre i trenini LEGO spostano l’aria avanti e indietro, tracciando il perimetro della città. E’ lui uno dei progettisti: nella sua City ha riprodotto un Luna Park con tanto di lucine a renderla viva. Che bella è quella ruota panoramica con le cabine che girano e i suoi omini seduti composti. L’autoscontro, geniale, mi sembra di sentire il rumore dei tamponamenti, le rincorse e le sgommate. La casa degli orrori, con i piccolini plasticosi dentro a sfidare il loro coraggio tra rumori e voci inquietanti immaginarie.
La sostenibilità fatta coi mattoncini
A colpirmi quelle tre alte pale eoliche,
frutto di un set e la centrale elettrica, nata dal MOC.
Devo aver tirato su il sopracciglio, Giuliano capisce che non so la differenza tra set e MOC. Gli appassionati di questo mondo hanno un glossario tutto loro. Me lo spiega in pillole.
Noi siamo AFOL (Adult fan of Lego), gli appassionati adulti. Questi sono “diorama” ovvero scorci in grandi formati che rappresentano un certo scenario. E questo è un MOC, my own creation, una mia creazione originale ben diversa dal set in cui c’è una scatola di montaggio ben precisa.
Una scogliera, un mare con gli squalotti che sbranano i malcapitati, navi e barchette, tra modelli vecchi e nuovi. Una foresta pluviale, un vivaio, dei palazzi, un castello, delle case. Dentro quelle abitazioni c’è vita per davvero. Giuliano ne prende una, la stacca dalla piattaforma e la apre. Al suo interno ogni dettaglio è curato, dal divano alla cucina. Il market che vende cetriolini, mi viene da chiedere se sono bio.
Faccia a faccia col T. Rex
Intorno alla City, le esposizioni del bosco delle fate, e dell’immancabile Jurassic Park con i dinosauri minacciosi e affammati. Dall’evasione dello Stygimoloch, all’inseguimento dello Pteranodonte e la girosfera che fa su e giù. Sei dentro al film.E poi ?
Anche uno stadio di calcio, che fa scendere in campo Italia contro Germania, c’è pure il risultato. 4 a 3 per noi.
Battaglie stellari a colpi di nerd
Moltissimi i diorama di Star Wars. L’appassionato di turno è un ragazzo, un chirurgo con tre figli e un amore di plastica, alla Carmen Consoli. Infatti sono sue le esposizioni dei Separatisti, cloni e il famoso Episodio 7: il risveglio della forza. Più di 1600 personaggi, tra sergenti, tenenti e capitani. Se li è fatti arrivare dall’Inghilterra e dall’America, ed il palco con il tendone viola del suo episodio preferito è un MOC. L’ha progettato lui, studiando e riproducendo dal fermo immagine della scena il pezzo di sagra. Tra i rimproveri della moglie, per occuparle il salotto con centinaia di droidi.
Intanto i figli dei “nerd” appassionati di LEGO, completano il mosaico della decima edizione. Ognuno ha una sua bustina con una tavoletta da riempire: alla fine il puzzle è pronto ed il capolavoro è appeso.
Perché oggi qui tanto successo? Certe passioni nascono e basta. Se hanno invaso il mondo, e sono in continua espansione sarà mica solo una moda da nerdoni. Oltre ad aiutare la motricità e la manualità, stimolano la fantasia e l’ingegno dei bambini nel concretizzare quanto solo immaginato. SI impara ad avere pazienza, calma, perseveranza, affinché il progetto sia finito.
Ricordatevelo prima di regalare il nuovo set da duecentomila pezzi al nipotino. Dateglielo di mattina, il rischio di fare nottata con lui a montare e smontare è elevatissimo.