Cisterna, il viaggio di Tommaso e il feudo dei Caracciolo

Cisterna, il viaggio di Tommaso e il feudo dei Caracciolo

3 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Tommaso Conti (qui Tomasso), corese incozzito e già sindaco di Cori, alla festa della Repubblica decide, con gli amici, di farsi una passeggiata nelle terre della sua gente. Lago di Giulianello e Torrecchia vecchia. Bello nel verde lepino che va verso il piano e i castelli romani. Bello e autoctono, perché Conti e gli altri qui ci stanno non da mo, ma i nonno, degli nonno, degli nonno fino a perdesti la “sterpegna” che quello dopo sarà venuto da Grecia o Alemagna. Poi la Repubblica recita in Costituzione che “sovrano è il popolo” e i nobili “non ci polo da sta” (i nobili non ci posso essere). Poi il tratto che comprende Torrecchia vecchia è della famiglia Caracciolo, quelli di La Repubblica. Si quelli progressisti, quelli che gli immigrati li dobbiamo andà a prende a casa, quelli che so tutti cattivi tranne loro, quelli che dettano il tema (e lo pure svolgono) della sinistra italiana. Insomma so “compagni”, quindi “Tomasso” gioca in casa, è de qua la terra è di un compagno… ma che me polo fa?

Se pure ricorda, Tomasso, che lì c’era il diritto di passaggio dei pastori per il vizio di “transumare” tra una poesia e l’altra. Certo ora pure le pecore viaggiano in camion, ma la bellezza resta e il diritto pure, se chiamano usi civici.

E… qua arriva lo “beglio”, perché pe la via Tomasso trova i padrono:

“ehi dove ite forestieri”, fa la guardia.

Tomasso: “Me faccio n’aggiro pe le me”.

Quello: “lo te? Lo te de che, questo è dello principe Caracciolo”.

Tomasso: “none guarda ca stamo alla Repubblica, i se cose le saccio so puro avvocato, e i principi non c’è stai più, iemme aboliti”.

La guarda: “e none, se hao aboliti li nomi non lo so ma sulle cose no scherzimo, so deglio padrone. lei pretende che “lo te è lo te e quello del principe pure”. (la guardia conosce pure Chiominto, licenza dell’autore, cioè io)

Tomasso non c’è crede, ma accomme e insiste: ma su il compagno Caracciolo...

Quello n’attenne peggio delle guarde del Papa. “Di qui non si trase”.

Prova Tomasso co il diritto dei pastori a passare e la guardia: “e no caro me, quello è gentile concessione, è discrezione del principe che lui è principe e voi non siete un cazzo. Ieri era gentile, oi sta de cattivo umore”.

Non potete sapere il dolore di Tomasso a radduce a Cori, e così ha capito perchè “semo perso” : co nu ce sta il principe gentile e non ce sta la gente che lavora.

Tomasso lo dice su Face book, ma che vu dice è tutto ditto.

I padroni so sempre padroni e forse per questo “perdimo”, perchè pensiamo che i padroni stanno con noi.

Ciao Tommaso, hai provato sulla tua gita che ci hanno preso in giro.

 

Nella foto la gita di Tommaso, foto Elisabetta Candidi