L’antisalvini che fa vincere Salvini, il dramma del bisogno del nemico

L’antisalvini che fa vincere Salvini, il dramma del bisogno del nemico

5 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Riccardo Lombardi in un congresso della Fgsi (giovani socialisti) a Siena, fine anno 70, ci spiegò che noi, noi socialisti, non potevamo definirci anticomunisti o filocomunisti perché, semplicemente, non ci potevamo definire in confronto ad altri. Definirsi in confronto ad altri è mettere gli altri al centro. Noi, concludeva, siamo acomunisti, indifferenti al problema perché socialisti. Lo ripenso oggi per un arroccamento della discussione a sinistra non su proposte politiche ma sul richiamo “anti”, in questo caso antisalvini. SE gli argomenti sono questi è preoccupante, essere anti di un leader che è comunicazione e adattamento agli umori dati, ha già vinto lui. E’ necessario invece definirsi per qualche cosa, dare l’idea del fare e non la rassegnazione del difendersi. La necessità di un nemico esterno nasconde la cattiva coscienza interna, e non serve la pedagogia sulla cattiveria del prossimo ma la percezione esterna della bontà propria. Riccardo Lombardi nel suo discorso segnalava un limite in una parte politica che aveva rinunciato a definirsi per “paragonarsi”. Credo che il confronto a sinistra sia necessario farlo ripartire da qui. E’ il Salvini con la sua arte di trasformarsi in tutto e nel suo contrario che sta a sinistra che preoccupa, Gaber era preoccupato del Berlusconi che era in lui. Ma non fu ascoltato e Berlusconi vinceva, tranne con il curiatico Prodi che definiva non antiBerlusconi ma per una Italia lenta, rigorosa, studiosa e non seguiva le navi dei piano bar dell’altro. Bisogna essere non armarsi per le crociate contro gli infedeli.