Noa, la vita a 17 anni perde se è “sola”

Noa, la vita a 17 anni perde se è “sola”

7 Giugno 2019 0 Di Cristina Pansera

Può una società vedere la morte come unica via d’uscita da un’insopportabile sofferenza psichica? È possibile che non ci siano altri strumenti, altre strade per affrontare il terribile dolore di una vita straziata dalla violenza? Noa una giovane, un’adolescente di 17 anni che chiede di morire: in quale buio mostruoso si muoveva per arrivare a vedere l’eutanasia come unico farmaco per silenziare le angoscie, le paure che le fagocitavano la vita?

Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso, ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto (…) la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te “

John Donne

Come psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, medici dell’anima, uomini e donne dobbiamo interrogarci su questa morte assistita, su questa vita non vissuta. Noa rappresenta “una sconfitta dell’umanità”, un fallimento per tutti noi.

A 17 anni si è in una fase di formazione, le cose non sono così solidamente determinate, c’è una plasticità in corso. Da adolescenti nulla è definitivo, anche in presenza della drammaticità di uno stupro

Mori

Nel mio studio arrivano adolescenti delusi, angosciati, inquieti violati, a volte già stanchi di vivere una vita che hanno solo iniziato ad annusare. Molti di loro hanno o hanno avuto idee di suicidio, qualcuno lo ha anche tentato sotto il peso dell’angoscia, della vergogna ,di parlare, di denunciare violenze subite, maltrattamenti, fallimenti, storie familiari complicate, sensi di colpa schiaccianti.

Si sentono incompresi, non sanno trovare risorse per lottare, per gestire i sentimenti, il loro mondo emozionale, spesso in balia di altalene emotive pazzesche che li portano ora a sentirsi invincibili onnipotenti padroni del mondo, ora codardi, senza forze ne motivazione, incapaci di reagire. La solitudine, è uno degli aspetti che denunciano più spesso, si tratta di “ solitudine emotiva” non fisica.

Lotto con loro, entriamo insieme nei labirinti oscuri della loro mente per trovare il bandolo di una matassa super aggrovigliata, per ritrovarsi dopo essersi persi. Il viaggio è duro, faticoso, impegnativo, difficile, lungo, ed insidioso, ma si va avanti terapia dopo terapia. Non so, forse anche per Noa poteva esserci una possibilità di rinascita, forse la morte non era l’unica possibilità… forse. 

Credo sia importante cogliere l’opportunità che ci ha lasciato questa ragazza con il suo atto estremo per riflettere sulla nostra società, su di noi e chiederci se è proprio questo il futuro che vogliamo!

L’opposto dell’amore non è l’odio ma è indifferenza, l’opposto dell’arte non è il brutto è l’ indifferenza, l’opposto della fede non è l’eresia ma l’indifferenza, l’opposto della vita non è la morte è l’ indifferenza

Elie Wiesel

Cristina Pansera, psicologa, psicoterapeuta