Conversare

Conversare

9 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Conversare, versare insieme le parole in un recipiente unico che si riempie e si mischia che non capisci più la parola, è di chi è, a chi appartiene.

Verso le parole e ne prendo da quelle versate: io a te, tu a me.

Poi noi nel dirci le cose che prendono la forma di suoni e nella testa si riformano cose così vere da diventare ricordi per sempre. Le cose degradano, i ricordi maturano, si fanno adulti, poi puri, e restano belli. I prati dei ricordi non hanno buche, gli amori non hanno pianti, e i baci mai gelo. Conversare è un opificio di ricordi, è confonderli, fonderli, dedicarseli.

Conversare è un atto d’amore in cui ci doniamo lo spirito profondo. Converso e sono conversato, fate con comodo il conversate non è mai indifferente. Un signore sgradevole ha paura, una signora versa non solo la sua voce ma quasi propone la sua virtù di sapere come si sta a questo mondo.

Verso cosa? Oggi l’afa di giugno è annunciante il caldo d’inferno, domani l’afa sarà timida per ritirarsi in vista dell’inverno. Converso e metto su un tavolo che ha per gambe le curiosità, per piano le carte che si scoprono e per acqua nei bicchieri il dissetarsi per ribere.

Converso, verso a te che mi riversi queste angosce che raccontate non sono più fantasmi, ma insieme apriamo le porte nel bosco che prima aveva paura. Lei mi dice di montagne, mi dice di mancanze, io di viaggi veloci che il panorama è di corsa. Mi chiede ragioni che non ho, avventure mai avvenute, conversare è anche alzare il sipario e siamo in storie mai banali. La conversazione è come un cesto di ciliegie di maggio che una ne mangi ed una viene dopo che non ti restano neanche le ossa. Conversare non è aggredire ingordo quel cesto, ma condividerlo lento e riuscire a far notare nello scambio delle parole le sfumature di rosso di ogni ciliegia. Chi non conversa vede il cesto ed il su colore, chi versa insieme ne annota ogni colore e mai eguale. Mi dicono dei ricordi, ogni ciliegia è il ricordo di quella che hai mangiato e il desiderio della prossima da mangiare in un rosario di piacevolezza. Mani porgono frutti, le labbra si fanno tinte, dipinte alle donne, sottolineate agli uomini. Chi passa guarda i conversanti e si sente come in un altro mondo che curiosa nel loro ma non lo “sente”. Perché i conversanti si sentono, armonie impudenti nelle disarmonie che altri vedono e non sentono il significato che i silenzi cambiano alle parole. Si versa l’acqua ma anche la forma della brocca ha la sua incidenza.

Converso, e il percorso delle parole è cascata di desideri. Il pittore sula tela fa cascate di colo, il conversate fili che sono ordito davanti ad un altro conversante che è trama e nelle mani è raso. Si ti innamori del conversante come rapito, perché non ti innamori con gli occhi ma per le carezze che fanno le voci dei conversanti. Il resto, se potete, chiedetelo con una mano che passa sul dorso di una mano, batterà.

L’immagine è stata scelta da Ana Pimentel, mia amica brasiliana, che da anni traduce le mie note in portoghese