La fontanella di Latina, la statua di Sezze, lo scippo di Priverno e la politica inutile

La fontanella di Latina, la statua di Sezze, lo scippo di Priverno e la politica inutile

9 Giugno 2019 1 Di Lidano Grassucci

Ho un piccolo osservatorio, queste colonne, ma segna il tempo. Da un lato la politica si occupa: a Latina del ruolo di Rosa Iovinella, (interrogazione di Nicoletta Zuliani del Pd) non ho ricordo del suo nome nelle schede elettorali, credo sia un “impiegato” del Comune e come tale deve rispondere al contratto che la riguarda, noi, noi cittadini il contratto lo avremmo fatto con Damiano Coletta e lui che deve governare bene o male. Nella mia vita, seguo la politica locale per mestiere dall”86 una interrogazione su un impiegato del comune, fosse pure il segretario generale non mi era mai capitata. Delle due l’una: o parliamo di niente o è niente chi deve far politica. A Sezze, nel 2019, si sono impelagat (il sindaco Sergio Di Raimo) in una “sospensione delle deleghe”, che nessuno capisce cosa sia: ma se cambia il ruolo di Enzo Polidoro o di Giovanni Bernasconi ma ai cittadini che cambia? Sfido i cittadini di Latina a dire a memoria i nomi degli assessori di Coletta. Mentre la politica parla di se stessa, i cittadini di Latina si sono indignati, e molto, per l’atto vandalico alla fontanella di piazza del Popolo. Ecco, questo lì riguardava, perché era un pezzo della vita vera. Andavamo a bere lì da ragazzi dicendo “offro io l’acqua del sindaco”, un punto di refrigerio per ogni latinense al tempo della canicola. Offende chi l’ha offesa perché è nervo della città. E’ offesa alla città mettere le statue dove c’è spazio, a stocco direi nella mia lingua madre, anche se di Lidano, nella mia Sezze. La gente si sente parte di queste scelte ed io mi innamoro della “guerra dolce” di pastarelle di visciola tra Sezze e Priverno, che è storia, identità, cultura di tutta la mia gente che si è sempre mischiata per la bellezza delle nostre ragazze (ed io porto ancora il segno di quelle di Priverno). Questa è vita vera, è sentirsi parte di una comunità, sentirsi orgogliosi della propria storia.

Parlare di impiegati comunale, di rimpasti di giunta ambizionali, mi fa tristezza, cancella dal confronto la ragione stessa della politica che è la “passione”, qui siamo al vuoto a perdere.

Mi mangio una pastarelle, penso a Priverno un poco, e sento l’odore di mentuccia ginestra. Il resto, mi pare così indigesto.

Ps: la foto l’ho “rubata” a Emilio Andreoli