Caso Cisterna, se servisse solo più comunità. Le parole di Tomasone e le maestre

Caso Cisterna, se servisse solo più comunità. Le parole di Tomasone e le maestre

10 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Resto sempre più basito dalla “dimenticanza”, da come i fatti di cronaca si traducano, puntualmente, in una corsa spasmodica al cancellare per ricominciare. Certo sono fatti che afferiscono i protagonisti, i carnefici e le vittime. Ma quando le cose si “ripetono”, quando intorno regna la medesima “dimenticanza”, salvo poi ricominciare c’è da preoccuparsi. Nell’Italia meridionale per dimenticare prima e non fare brutta figura i lutti si “lavavano” con le lacrime a pagamento delle prefiche, si appaltava il dolore e no se ne parlava più. Il conto con le lacrime era fatto. Ci si dimenticava l’umano che non c’era più, una umanità da cancellare in fretta, l’oblio a pagamento.

Si chiamavano Martina e Alessia, le bimbe uccide dal padre, di chiamava Desiree la ragazza uccisa dal branco a Roma dove era andata da Cisterna, ora questa altra donna. Perché, perché alle parole di condanna che seguono i fatti non si prende atto del fatto che Cisterna deve stimolare i propri anticorpi per salvare il vivere civile. Questi fatti non hanno filo e collegamento tra loro se non nella “corda” che manca del legame tra la comunità, nella comunità. Il resto non si può evitare ma la crescita di una rete sociale che non chiude tutti i conflitti della vita, della famiglia, nella monade che ha per confine la sala di pranzo si può tentare di farla. La violenza ci sarà sempre, ma per evitarla serve anche un barbiere loquace, il barista sorridente, il parroco disponibile, il medico non sordo, il consigliere comunale che si arrabbia per il ramo rotto, il netturbino che canta, il giornalista senza spocchia, il maestro rispettato, il professore preparato non solo al sapere ma anche alla pazienza di spiegare.

Al comandate dei carabinieri alla guida dell’arma nel sud Italia, Vittorio Tomasone (che ha prestato servizio anche a Latina) hanno chiesto, lo scorso 5 giugno durante le cerimonie per la festa dei carabinieri a Napoli ,  cosa servisse per dare più sicurezza ai cittadini di del capoluogo partenopeo? Ha risposto: “sì di tanti Carabinieri, ma soprattutto di tantissime maestre elementari. Napoli ha bisogno di normalità; di essere ricambiata dell’amore che dà”. Cisterna non è diversa.

Non so se queste parole, le mie, sono giuste certo è che abbiamo il dovere di tentare.