La talea del gatto e della volpe

La talea del gatto e della volpe

10 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci
Non vi paia strano, ma questa storia forse, dico forse, sarebbe stata possibile. Certo il gatto che me l’ha raccontata aveva una faccia credibile e la volpe che lo accompagna mi parve persona seria e…
Mi dissero “veda gentil signore che dalle monete può nascere un fiore, poi i fiori si fanno alberi e alla loro ombra riposano i viandanti che, se ci credi, avranno addosso monete e monete”.
Non sono certo un credulone, di fanfaronate ne ho sentite milioni, ma loro insistevano. Basta seminare oro e oro sarà, sogni e sogno sarà, monete e monete saranno. Commentando:  “la vita è così”.
Dissi loro: vedete vi credo, piantai un tempo una talea di rosa, poi la terra la sommerse ed io non credevo a niente. Il ramo fu mangiato da un grillo talpa, poi la pioggia, il gelo e il vento. Risi della mia speranza e non ci pensai più. Fu di maggio, una giornata di sole che una spina mi strappò i pantaloni e una rosa mi chiese la follia.
La rosa era di bocciolo che petalo a petalo era abbracciato, pareva un bacio appena dato. Poi si apriva come fanno i desideri al desiderante, come fa il sole al mattino che non è il tramonto il suo destino ma il mezzogiorno, linea diritta nella meridiana. Il bocciolo era bacio rosso di cosmetiche emozioni, rossetto di rosso acceso e la distesa intorno era di garofani rossi.
Il gatto storse la faccia, la volpe mi stava a sentire. Parevano non predatori ma lettori di una preda rara, l’emozione. Io descrissi i particolari, il gatto ritrasse le unghie e fece pane con i cuscinetti del suo silenzio assassino, la volpe non odorava l’aria ma teneva diritte le orecchie.
Prese l’iniziativa il gatto: “Ove piantiamo la spina?”
Mi erano parse brave persone quel gatto e quella volpe, dicono che li hanno visti danzare con un bambino che stava a raccontare. A me non fecero male, anzi il gatto mi chiamò “gattino”. Ho pianto è vero, ma non mi fecer male.