Il treno dixit/2: la Meloni supera Berlusconi e non si dimette nessuno

Il treno dixit/2: la Meloni supera Berlusconi e non si dimette nessuno

12 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Questa mattina inizia con l’incertezza: il presidente va nel sottopasso della stazione trafelato “ho dimenticato l’abbonamento”, a no, lo trova e “recupera” i suoi passi. Il cartellone da in arrivo, in ritardo, del treno delle 6.16. Il professore chiede al maresciallo addetto alla logistica “cosa facciamo?”. Il maresciallo consulta l’app, valuta, studia, elabora con l’algoritmo dell’esperienza. Sapete i pendolari sono affetti da autismo viaggiante, cambiare gli usi è trauma. Sentenzia: non prenderemo quello in ritardo ma il solito. Il professore apre la sessione politica: “qua non si dimette nessuno”, si riferisce al governo. Il maresciallo: “ma lei si è dimesso da consigliere”. Il professore si gonfia, dire che è orgoglioso del suo mandato è come negare la sua evidente idea positiva del mondo e con voce solenne sentenzia: “E’ vero, ma era necessario per la Patria”, e già si immagina il busto al nostro Gianicolo che è lo slargo con l’aquila ai giardinetti. Ma il treno? Arriva in ritardo quelle delle 6.16, ma un dubbio sorge: fosse che fosse non quello in ritardo, ma il nostro in anticipo? Salgono tutti tranne i gaudenti gli Invictus sono sulla banchina, soli. Possibile che sbagliano tutto tranne noi? Il il professore assume il comando delle operazione e da il “salite”, il maresciallo nel balzo chiosa: “ci sono pure i posti”. Ma che treno è? Il marinaio da una soluzione rimandato al futuro: se ferma a Torricola è quello in ritardo, se no, è il nostro in anticipo: manco Salomone. La discussione si sposta sulla geografia: “ma sto treno è regionale e viene da Sessa Aurunca, na regione un poco strana”, riflessioni di geopolitica del professore. Il marinaio spiega che l’ultima stazione laziale è Minturno-Scauri, lui è di li. A quel punto il prof si “libera”: “certo Scauri non è bella” e ride. Di gusto… il marinaio “è” di Scauri e un poco si inalbera, ma poi tutti capiamo il prof anche il marinaio stesso, perchè la moglie del professore “è” di Scauri e il suo giudizio estetico era un atto liberatorio, e tutti i maschi presenti (cioè tutti, lo capiscono. Almeno qui comandiamo noi). Siamo a Termini, il maresciallo si lecca le ferite dell’errore logistico e rilancia: “certo professore anche la Meloni, nei sondaggi, vi ha superato”. Il professore “tende” a Berlusconi e incassa: “tanto non si dimette nessuno e restiamo così”.

Vi risparmio le disquisizioni sulla galassia Giovannoli (il sindaco monocratico di Sermoneta): i liberali per la Giovannoli del professore, ribadendo fedeltà al sindaco, dichiarano che i fascisti per la Giovannoli non li hanno ancora superati, le due anime del comunismo per la Giovannoli, l’ala Rizzo dello spagnolo e l’ala revisionista del maresciallo debbono registrare che il presidente ha fatto trapelare la nascita della Chiesa per la Giovannoli e pare si stia andando verso una scelta autocefala, sul modello anglicano. Insomma una Chiesa sermonetana con a capo il sindaco, pardon la Giovannoli. Nuove frontiere del pluralismo contemporaneo.

La gente ci amava e questo è l’importante
Regalammo cioccolata e sigarette vere
Bevemmo poi del vino rosso dalle mani unite
E finalmente ci fecero suonare
E bomba su bomba noi siamo arrivati a Roma
Insieme a voi

Nella foto i sacrifici dei viaggi