Femminicidio a Cisterna, suicidio a Sermoneta e le lucciole

Femminicidio a Cisterna, suicidio a Sermoneta e le lucciole

16 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Il dolore non ricorda, è un mostro sordo è un oblio continuo che non voglio sporcarmi con il mio vicino. La vita cambia e se chiedi chi è morto ieri, ti diranno dei piselli in umido con un  pezzo di vitello che ancora c’è l’odore. Se dirai del caldo matto, ti diranno del cane che ha litigato col gatto e l’anno venturo c’è da rifargli il cappottino, ma che mi frega del destino.

A Cisterna si è consumato un omicidio, una donna uccisa dal marito, pianti e dolore, tanto rumore. Ora tutto è ancora la, e nulla è diverso da prima. Abbiamo memorie corte, abbiamo paure lunghe, e la viltà di capire è silenzio.

Un uomo muore a Sermoneta, per lavoro disgraziato, lavoro negato, poi imbecilli regole e si uccide. C’è la fabbrica che chiude, la paura di non ricominciare come nella donna uccisa c’era quella gabbia che, qualcuno si illudeva a chiamare amore. Eccoci siamo davanti a questo eterno “scordificio” macchina infernale del dimenticare. “Scordare” è non dare alle corde la possibilità di suonare. Scordati al concerto e il piano non fa Mozart ma gracida, solo che questo concerto ha per posta la vita. Lo scrivo per non esser complice e per ricordare il male sottile che ci sta uccidendo: la solitudine di possedere ogni informazione del mondo, ma del mondo non saper niente. Non ne parlerà il prete, non i politici che non hanno polis ma la loro personalissima carriera, non ne parleremo al bar, impicciati a tacere, non dal barbiere che non conviene. Saremo silenti cittadini di una città che non saprà di niente.

La speranza? Qualche giorno fa ho scritto di lucciole, in questa campagna tra Sermoneta, Latina e Cisterna. Mi ferma un ragazzo per strada, gentile si presenta, e mi dice: “volevo dirle che anche io ho rivisto le lucciole”. C’è un argine al niente. E non si può non sperare in una terra dove sono tornate le lucciole