E non gioco più, intorno alla de lusione

E non gioco più, intorno alla de lusione

18 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

E ti de ludi, ti tiri fuori dai giochi. Non partecipi più a questa corsa nell’anfiteatro della vita. Capita è nel conto, se fai di conto, se non sei contro ma per te. Intorno senti che la brezza dell’inutilità si fa sera in giacca e cravatta, e le ambizioni generano mostri alimentati solo dall’illusione di essere dal niente che si è.

Sì, ti viene da non giocare, da scartare di lato che tutto è così banale da non lasciarti nelle mani niente. Prendo la sabbia con le mani, la tiro su è tanta poi la guardo uscire via tra le dita e resta la pelle secca e la polvere. Ma li, li vicino un bimbo bagna quella sabbia che pare baciarsi e fa un castello, fa un fossato, e l’onda quando arriva rispetta la costruzione la bacia e se ne va via. Lui tiene ferma con l’acqua quella sabbia che a me è fuggita via. Serve acqua, serve l’idea che l’onda sbatta i granelli uno ad uno e loro di timore si fanno baci arditissimi e stanno insieme, stanno a giocare tra loro non si de ludono ma si illudono, ricominciano a giocare.

Giovani speranze, giovani timori nello scorrere di ore, se giochi devi andare sulla ruota panoramica più alta e non guardare da basso quanto è alta, ma quando sei su e guardi giu’ dire “guarda dove sono in volo”. C’è un istante sulla ruota che sei all’apice e fermo, la risposta al de ludere è qui, il gioco di culla della cabina e la possibilità di non scendere giù. Sotto i cretini si fanno piccini, soldatini di guerre da coglioni e senti il vento che lui solo qui impera che sposta anche il falco.

Non vi dirò mai che ho sempre avuto la forza del gioco, non è vero, ho ferite da gioco e pistole fumanti, ma vi dico che da qui in alto rido e penso se ritorno giù con la postura eretta non guarderò più le medaglie, ma farò le mie battaglie riprendendo pure quelle perse. A Waterloo gli uomini del corso furono sconfitti ma nessuno vi narrerà la storia dei vincitori, qualcuno vi dirà, invece,  del generale Pierre Cambronne che davanti alla morte inglese, alla pietà della resa “concessa” rispose con l’orgoglio del giocatore :”merde”. Morì con i suoi, ma libero.

Giocò fino alla fine e la vita gli concesse la vittoria del suo giocare.

immagine di Ana Pimentel