I vecchi sindaci nella giunta di Sezze

I vecchi sindaci nella giunta di Sezze

18 Giugno 2019 1 Di Rinaldo Ceccano

Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo si è avvitato su se stesso e così resterà fino alla fine della consiliatura. Mosso dalla disperazione ha proposto di nominare tra i nuovi assessori della giunta di Sezze anche chi è già stato sindaco della città. Non ha specificato a chi pensa, ma difatti ha confessato che gli serve “l’accompagno”, una sorta di “104 amministrativa”. Il toto assessori si arricchisce di una importante variabile ma ai più appare il solito giochetto stile “Simcity” di Di Raimo che, essendo incapace di gestire le dinamiche consiliari e la macchina amministrativa, chiama un suo predecessore affinchè lo “accompagni” sino alla fine della legislatura.

Crisi a Sezze, i responsabili

Il Sindaco di Sezze indica Bernasconi e Eramo come colpevoli del’impasse, anche se i responsabili sembrano esclusivamente la sua consolidata insipienza politica e incapacità amministrativa.

L’ex vicepresidente della Provincia è additato perché ha chiesto l’azzeramento della giunta difatti aprendo l’attuale crisi politica amministrativa. Il Presidente del Consiglio Comunale è accusato di non volersi dimettere da consigliere per entrare in giunta impedendo così di varare una giunta politica, chiudere la crisi e smetterla di collezionare figuracce a partire dai consigli deserti per “codardia”.

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La richiesta di Bernasconi è figlia dell’ascolto della città

Tra gli attuali amministratori, Giovanni Bernasconi è uno dei pochi che vive Sezze, che ha una espansa rete di referenze sociali e politiche che gli consente di ascoltare il paese nella sua complessità. E questo è tanta roba tenendo presente: che la maggior parte degli assessori se vengono lasciati senza navigatore a Fontana del Sordo si perdono; che Di Raimo per andare da Crocemoschitto a Melogrosso torna ai Zoccolanti e passa davanti alle “Fontane”; che i riferimenti culturali e associativi di Lucarini, Ceccano, Di Veroli e dello stesso Sindaco si sovrappongono. E se Sezze, dopo 24 mesi di inerzia amministrativa e politica, rimpiange i sindaci passati e trapassati, per Bernasconi che deve curare i suoi consensi, appariva obbligatorio tentare di dare una sterzata.

Ancor di più poichè i rapporti con il suo sodalizio politico si sono incrinati proprio per sostenere la candidatura di Di Raimo e alle prossime elezioni dovrà scalare l’inferno. Da queste coordinate politiche muove la richiesta di azzeramento e la proposta di varare una giunta politica con i consiglieri comunali.

Enzo Eramo rifugge dagli “accordicchi” politici

Enzo Eramo voleva fare il Sindaco e con signorilità ha dovuto accantonare tale aspirazione per i “giochetti” di Sergio Di Raimo. Tanti, sopratutto a sinistra, continuano ad imputare all’attuale Presidente del Consiglio la mancata candidatura alle primarie contro Di Raimo. Tanti, troppi, dicono che non ha avuto coraggio. Eramo invece è stato lucido e responsabile. Sapeva perfettamente che la partita sarebbe stata persa. Di Raimo aveva arruolato di tutto e di più: le truppe cammellate di Polidoro, la Lombardi e Paolo Rizzo, il Pd margheritino, Ferrazzoli e tutta la sua lista, l’apparato comunale e non solo, pezzi dello scalo, Di Pastina e i suoi, Bernasconi e pezzi dell’ex Ds.

Promesse a tutti, e accordo implicito  che se perdeva le primarie era tana liberi tutti, ossia non era per niente scontato l’appoggio all’avversario di partito. Per Eramo vincere le primarie era difficilissimo, ma la gestione della vittoria sarebbe stata ancora più complessa, significava scendere a patti con le orde fameliche che da anni impediscono il governo della città. E che Di Raimo avrebbe lasciato libere di contrattare singolarmente. Sarebbe paradossale che chi ha voluto mantenere la sua autonomia intellettuale rinunciando a candidarsi a Sindaco, decida adesso, per togliere le castagne dal fuoco al suo cecchino, di perdersi nei meandri degli “accordicchi” giornalieri con Polidoro, Ferrazzoli o la Barbati. Difatti niente dimissioni di Eramo, niente giunta politica, niente azzeramento.

Le ipotesi di giunta di Sezze

Sul piatto del Sindaco i consiglieri avanzano l’ipotesi b. Non possiamo azzerare tutto, rottamiamo quanto più è possibile. La Di Veroli non si tocca perché Eramo l’ha blindata. Polidoro è uomo di parola e Di Prospero deve finire la consiliaura. Fuori Pietro Ceccano, la Pecorilli e Lucarini, dentro Bernasconi, Di Pastina o Calvano e la Barbati. I consiglieri pensano di fare una grande operazione recuperando Rizzo, Marchetti e la Lombardi.

Di Raimo ci pensa, ricorda gli accordi pre primarie, comprende che a seguito degli sgarri del dopo elezioni è difficile ricucire i rapporti con tutti. Pur se entrassero in consiglio. E poi Di Pastina non si convince. Pure la Barbati non si fida. E la Pecorilli vorrebbe tenerla, già all’insediamento ha fatto un casino con le quote quando nel giro di 24 ore perse la sua prima rosa.

Tutto fermo. O meglio. Mosso dalla disperazione, Di Raimo tira fuori la carta di grandi personalità di spicco: gli ex sindaci. Che in ordine cronologico sono Maurizi, Siddera e Campoli, ma non ci vuole grande fantasia per indovinare a chi pensa. E l’ipotesi prende forza: un ex Sindaco e Armando Uscimenti.

Azzerati Bernasconi, Calvano e Di Pastina?

Si farà? Probabile ma non certo. La proposta ha comunque una intensa e forte valenza politica amministrativa. In prima istanza “azzera” Bernasconi, Calvano e Di Pastina.

Giovanni Bernasconi ottiene l’esatto contrario di quanto chiedeva: anzichè una forte giunta politica tesa al futuro, si ritrova una giunta ancora più tecnicista con lo sguardo rivolto al passato. Mauro Calvano che, nonostante lo avessero consigliato di non esporsi, si è reso disponibile ad entrare in giunta raccogliendo il diniego del Pd perchè il suo gruppo non li ha votati alle europee. La qualcosa non vale però per gli esponenti del Pd che alle provinciali hanno sostenuto il candidato di uno schieramento alternativo al candidato ufficiale. Vale solo per Calvano. Ernesto Di Pastina dopo che il Sindaco, inopinatamente e scorrettamente, lo ha mandato alla gogna per la statua di San Lidano, si ritrova senza assessore con la triste ipotesi di sostenere un monocolore Pd con l’aggiunta dell’assessore di Polidoro. Amen.

Il fallimento del progetto politico di Di Raimo e della Lampadina

La proposta di sostituire Pietro Ceccano e Vincenzo Lucarini con Armando Uscimenti e un ex Sindaco, formando una giunta monocolore del Pd con il solo Di Prospero in quota Polidoro, ha una seconda forte valenza politica. Esaurisce in malo modo la presunta diversità del “progetto politico Lampadina” guidato da Sergio Di Raimo. Progetto politico che partiva dall’assunto che tutte le amministrazioni precedenti avevano fatto male e loro avevano le soluzioni per risolvere gli annosi problemi del paese.

Alla prova dei fatti, arrivati al governo con il Sindaco e buona parte degli esponenti di quel progetto politico, la città dopo 24 mesi è in ginocchio. E per risollevarsi di Raimo pensa a quei sindaci che criticava sempre … e da cui prendeva le distanze perchè lui era diverso.

Oggi il re è nudo, la Sezze che vorrei è un vago ricordo, i problemi si stanno incancrenendo e le soluzioni non ci sono. All’orizzonte si profila l’ingresso di altre brave persone in giunta, un semplice rimpasto delle deleghe, un rilancio amministrativo a parole, una montagna di carte da regalare per far dimenticare la carenza di acqua, la pressione fiscale, le scuole inagibili, le strade impercorribili, la costante dequalificazione dei servizi. Di certo si ingrossano le file di chi si siederà di fianco a Eramo sulla riva del fiume.