Avrei scritto di Bartali, così diverso che mi fa capire il giusto
19 Giugno 2019Avrei scritto di Gino Bartali, si ma non è il mio tempo e quando mi toccò scrissi quel che venne, parlo della maturità. Ci scegliamo alcune cose del vivere, ma non come imparare a farlo e quindi non ci scegliamo il tema dell’esame per diventare grandi.
Avrei scritto di Bartali perché lui contraddice cose in cui credo, mi ha fatto fare domande. In bicicletta obbediva al suo vescovo per salvare degli ebrei che, in Fede, non condivideva, obbediva e faceva bene ed io credo che l’obbedienza non sia un bene. E’ una storia, la sua, in cui ogni schema non c’entra. I cattolici che per secoli non sono stati gentili con i figli di Israele, qui li salvano. Capisco che la storia non ha caselle predefinite e metterci le cose nei posti giusti fa “riposi sbagliati”. La vita è lo stupore di contraddizioni che non ti aspetti. Chiami il male, ti risponde la misericordia, vedi il bene scopri l’orco. Gino Bartali aveva un carattere non facile, aveva un mestiere solitario e di fatica, salva gente comunitaria, gente cittadina. La sua storia per me è bellissima perché mi contraddice ed odio che si conferma, odio i coerenti, odio quelli che non conoscono i torti, quelli che non hanno mai paura.
Era campione, era cattolico ed obbediente, aveva la certezza della sua fede, ma era così coerente dal vedere l’eguale nell’altro: ora è tra i giusti di Israele i migliori tra tutti noi, quelli che non si voltarono davanti ai nostri orrori, . E ribadisco ai nostri orrori, non fare il cacciatore di mostri, cerca le tue mostruosità.