Sezze-Priverno, Titta “benedice” la disfida delle pastarelle e cita Sandrino
19 Giugno 2019E’ sera tardi, la vicenda è diventata più complessa della questione della Terra Santa, con l’aggravante che qui non parliamo di terra: ma di dolcezza. E quando la cosa si fa complessa, entra in gioco lui. Lui che è come Talleyrand , capace di fare rivoluzioni e anche restaurare il dopo rivoluzione. Esordisce e si capisce: “E’ beno, è beno assosì”. Sulla vicenda delle pastarelle tra Sezze e Priverno interviene Titta Giorgi, tutto passa per queste montagne tranne il Semprevisa con le sue altezze e Titta con le sue raffinatezze. Il suo “ragionamento” è un saggio sulla storia politica lepina. Ogni parola che seguirà se vi parrà banale è da voi non compresa, qui parliamo di secoli di chiesa di Cristo e decenni di eresia di Lenin.
Lui non dice mai nulla per caso, è il caso che si adegua a Titta. “Sì è beno, perchè se puro a Piperno fao le pastarelle bone è che nu di Sezze semo vinto, ci vevo appresse”. E loda Priverno: “Se le fao bone è meglio, i so contento pe Anna Maria (Bilancia sindaco di Priverno) ca puro isci sao m’parachi “.
E poi da il via libera alla disfida, alla gara di dolcezza: “certo ca se teta fa, io Sandrino (Alessandro Di Trapano) e Antonio Campoli, iemme a Roma pe sfida n’cima alle carcioffole co Ladispoli. Fu una bella cosa pe facce conosce i semo fatto i marchio delle carcioffole”.
E come finì: “semo pareggiato”. Talleyrand è incredibile, riesce a quadrare il cerchio. “La disfida fu beno, e la facemo puro pe le pastarelle, ca accosì ci conoscono, le assaggiano. Se na cosa è bona è beno ca va oltre, a Sezze le facemo e le vennemo tutte”.
E parte: “Le so portate a Fiano Romano propria ieri e le so fatte assaggà a Amedeo Pagani, il regista e produttore quiglio di L’uomo che comperò la luna, le conosceva perchè le portava agli set Igino Millozza grande direttore della fotografia. Le pastarelle so nu marchio, so na cosa nostra, di Sezze e mo lepina. Bene ha fatto i sindaco di Bassiano, Memmo, a raccogliere la sfida. noi veniamo da lontano e andiamo lontano”.
Tì, ma quesso e gli slogan dei comunisti
“E’ bene no, è bene. Io sono di sinistra che guarda il centro. Mo micchi tu accomme te pare”.
E’ il sigillo di legittimità istituzionale alla disfida delle pastarelle
Talleyrand (ritratto nel dipinto a corredo dell’articolo) diceva: Ho più paura di un esercito di cento pecore guidate da un leone di un esercito di cento leoni guidati da una pecora.
Non fermate, vi prego, questa querelle sulle crostatine di Visciole. Mi appassiona molto di più delle vicende politiche locali e nazionali. E naturalmente vinca la migliore crostatina! (Per me è quella di Sezze).