Sezze-Priverno, mi scuso per gli imbecilli e voterò Priverno

Sezze-Priverno, mi scuso per gli imbecilli e voterò Priverno

22 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Non amo gli idioti e le idiozie, amo tanto l’ironia che è ridere nel rispetto rigoroso degli altri. Ho giocato sulla storia della bontà delle pastarelle non in odio o per rivendicare qualche cosa, ma per far emergere la storia di tutti. Tra Sezze e Priverno ci sono storie diverse di persone uguali e di una comunità sola che è la somma di ogni sfumatura di colore. Non c’è un confine alla bontà, uno alla intelligenza, uno ad ogni cosa che ci volete mettere. Da piccolo fui investito da un’automobile, ero messo male, anche qualche giorno in coma. Mi ricoverarono al Santa Maria Goretti di Latina, accanto a me un bimbo come me lui era nel dolore, era nato con i piedi rigirati, era al quarto intervento operatorio. Il medico era di Sezze, Paletta. Io non ho visto mai differenze tra i nostri genitori, ma tanto eguale amore nella sofferenza, e mia nonna e la nonna del mio vicino non so in che lingua parlassero tra loro, ma si capivano e pregavano. Con lui abbiamo scoperto le costruzioni lego, sapete si diventa “spendaccioni” per i figli nel male. Montavamo i mattoncini uno sull’altro e la casetta crollava sempre. Poi, una notte, dormivamo poco capimmo che andavano montati a ponte i mattoncini, e ci sentimmo ingegneri. Ci portavano anche il libri di Salgari, ogni giorno miglioravamo un poco e ci addentravamo di più nella giungla dei mari del sud. Le abbiamo viste pregare le vecchie donne, più matrone romane che donne cristiane, che ogni santo Dio avrebbero onorato per quei “figli” in quello stato.

Guarimmo per la bravura di Paletta, che non badò certo al posto dove per caso ci facemmo creato, ma non credo che le preghiere delle nostre nonne non abbiamo giocato un ruolo, su queste montagne solo la speranza ha garantito la sopravvivenza. E sono sicuro che il buon Dio non ha badato all’accento del pregante, ma alla sua Fede sì e non parlava setino o privernese, ma di un amore eguale.

Ci siamo frequentati per un poco con il ragazzo di Priverno, poi eravamo guariti e la guarigione fa dimenticare tanto quanto il dolore unisce.

Anni dopo fu una ragazza di Priverno statuaria, fatta come si disegnano le donne e di una volontà che era come il calcare delle cave a farmi sentire perso in altre speranze. Finì perché doveva finire ma mentre ci cercammo per divenire la facevo ridere e bastava, solo ogni tanto si preoccupava “la sapesse mamma co una di Sezze”, ma era per giocare a sentirci non diversi ma persi. E, confesso, quando ci penso mi viene da pensare bene ancora adesso.

Questa sfida dolce di paste non è a sentirci diversi, non è a rivendicare, ma a sentirci uniti e non c’era rabbia, vendetta o rancore, solo amore per questa terra che abbiamo in dote insieme.

Farai la gara? Sì, se non sarà dolore e da setino voterò Priverno sperando che sia ricambiato, anche se in cuor mio sento che la frolla è differente quella setina è di nonna mia, ma quando le ho viste pregare ho capito l’amore. Tuto questo è un pretesto per parlare di noi, e non consentirò agli imbecilli di rovinare la festa.

 

Ps: però quelle di Sezze so più buone