Il muro di Ban trova la fortuna di un quadrifoglio

Il muro di Ban trova la fortuna di un quadrifoglio

25 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

Ma chi era Sergio Ban? Veniva da una Fiume smarrita città a cavallo della storia e la storia si rigira e lo porta qui, qui a Latina dove come America d’Europa le storie rinascono. Il campo profughi è una tela con dentro mille storie, mille storie d’Italia infangata dall’offesa al mondo, che si ritira vergognandosi un poco anche di se stessa.  Poi arriveranno i profughi della libertà, libertà che non c’era in un mondo che doveva essere primavera ed era Siberia. Una cooperativa sociale “il Quadrifoglio” presieduta da Fabrizio Gasparetto decide di “rifare”, “ricucire”, “far emergere dal muro”, un murale di Sergio Ban fatto sul muro dell’ex campo profughi, oggi sede dell‘università La Sapienza di Latina. Come urlare, in un mondo che cerca di dimenticare, perchè Sergio Ban nelle sue opere urlava una contaminazione di materiali, di piani, di campi che era quella società senza filo che già era e che sta diventando solo questo.

Un mecenate a Latina, la città che si pensa senza storia perché, semplicemente, non vuole una storia. Quel murale è un sasso nello stagno di chi dice “con abbiamo radici”. Certo che non ne hai se sei idroponico, ma se guardi quel lavoro ricucito di Ban ritrovi il tempo di una Fiume che chiedevi in istriano, ti indicavano in italiano, ti confermavano in croato e ti parlavano dietro in sloveno pensando in tedesco. Un mondo dove non hai il filo dei suoni, e nel capo profughi di Latina si faceva l’amore in ungherese, si mangiava in rumeno, si lavorava in polacco e un russo disegnava una madonna che pregava in slovacco un uomo dagli zigomi forti. Radici di radici, radici su un muro.

Il lavoro di “ricostruzione” costerà 5000 euro, ma non contano qui i soldi ma l’esaltazione di ricordi in una città smemorata.

 

Nella foto la ricostruzione di come verrà il murales una volta ricostruito