Afa a Latina, bollino rosso e sudano anche i “calips”

Afa a Latina, bollino rosso e sudano anche i “calips”

27 Giugno 2019 1 Di Lidano Grassucci

Fa caldo, ho provato ad attraversare Piazza del Popolo m’ha venuto mino (stavo per svenire). Il silenzio era già sudore, Latina è bollino rosso tra le città italiane roba da 40 gradi e oltre. La città fonde, si scioglie, fa umido ricordando di essere stata una fiera palude tanto diversa dalla banale città di oggi, ma dello stesso arrosto di questi tempi.

Testimoni di questo caldo sono i “calips”, gli eucalipti, che da frange frangivento di questi tempi diventano giganti fermi che sudano anche loro se muovono le foglie, in terra già letti di foglie morte che chi vuole rubargli l’ombra sente una scricchiolio che rilascia profumi intensi. Latina col caldo si ritira, si concede una pennichella incomprensibile.

Una signora passa di vestito leggero, occhialoni neri a sentirsi in un’ombra artificiale delle lenti. Fa caldo, un signore al bar fa sudare la bottiglia di Peroni e guarda nessuno passare. La radio consiglia l’ovvio: agli anziani di non uscire, agli assetati di bere, a chi può di far quel che si puote, ed aio bambini di crescere.

Fa caldo, ma caldo caldo: i “calips” sono alti alti alti, come papaveri alberi andrebbero battezzati, i pochi rimasti, uno per uno e fatto un programma di protezione, sei di Latina che conosci il profumo della corteccia staccata di questi alberi invasori che segnano l’era che sostituisce quella della “cerchia” della “farnia”, piante di tronchi neri piante da maiali, i calips lo sono di ordinati e civili signori.

Fa caldo ed io vi ho raccontato l’afa negli alberi, delle querce degli eucalipti, per dirvi che passa, che passa. Intanto non muovetevi, e cantano le cicale.

Sono all’angolo del palazzo della Prefettura con via Andrea Costa e “spira” un refolo, lo prendo, asciuga le goccioline, sapida le parole e fa muovere i capelli delle donne di un’onda lieve.

Come nel ’32, e come prima a Piscinara, questa è la terra dove batte forte il sole nel silenzio e “no rifiata no filo d’aria”, d’affogafiato.