Latina futura, cercando il sindaco che sarà ma che non c’è

Latina futura, cercando il sindaco che sarà ma che non c’è

30 Giugno 2019 0 Di Lidano Grassucci

La politica non si fa nel campo che vuoi, ma nel campo che c’è. La politica di una città non è un “altrove” rispetto al resto del mondo. Oggi c’è una sfida di un modello politico, quello di Matteo Salvini, che riduce il complesso al semplice, che ha la soluzione in un nero contro bianco per ogni cosa. La sua proposta è efficace, seppure è un modello da società semplificata, da ‘800 ma vince nel terzo. Questo per la destra è un vantaggio, ma se la scendi a livello locale hai un problema: chi è il candidato di Lega e di tutto i “conservatori”. Gli uomini di Salvini, che qui sono nella versione di Claudio Durigon, di nomi da spendere come sindaco non ne hanno. Perché sarà partita “Salvini free” e tra due anni. Non si vince sul marchio, ma sulla persona. E chi? Matteo Adinolfi ci teneva ma è europeo, Claudio Durigon era possibile ma è italiano. Si potrebbe ricorrere alla società civile, ma… dovrebbe essere conosciuto, simpatico, amato e modesto nel riconoscere i propri limiti i possibili peccano tutti nella disconoscenza dei limiti, poi a Latina si simpatici mica ce ne sono tanti per quel vizio di mostrare senza essere che ci ferisce tutti. Chi? Claudio Fazzone, gli va dato atto di essere giocatore senza schemi, ha già visto in Giovanna Miele una possibilità. Lei? Lei è rapida, è curiosa, è fuori schema, non manca agli appuntamenti, è una che ha prenotato è anche rassicurante per una città che non ama mai gli estremi, democristiana dentro. Giovanna sta in Consiglio, tiene il punto e rappresenta, comunque, un mondo quelli che a destra non amano molto la “teatralità” della lega versione Salvini e il suo neostatalismo.

In mezzo anche un’altra ragazza Annalisa Muzio che muove per aggregazioni, per società, per humus di voglia di fare diretta, una roba che in città c’è che ha già trovato sfogo, spesso pentita nel mondo di Damiano Coletta. Ma che c’è. Un signore pinata i fiori in centro, un ragazzo suona in corso della Repubblica, in tanti si rimboccano le maniche per pulire strade e piazze, per organizzare eventi. La società autorganizzata è una realtà proporzionale alla debolezza delle risposte pubbliche: se la lavagna Lim te la dona il Conad e non te la compera il Comune a scuola, conta più il gestore del supermercato che il sindaco. Se il teatro te lo da il gestore privato e il Comune o non  ha strutture o te le fa pagare di più a che serve il pubblico?

I cinque stelle? Qui non è che non esistono, sono inutili, nessuno ne ha mai percepito la presenza, sono insignificanza politica. Come se ci fosse stata una lotteria dove hanno partecipato in pochi, qualcuno vinto ma l’effetto è lo stesso che ha avuto la vincita al supernalotto di 53 miliardi di lire a Latina scalo nel gennaio 2000. Ha cambiato la vita solo a chi ha vinto (nel nostro caso i vari parlamentari e consiglieri regionali qui eletti), la senatrice Marinella Pacifico in un anno non è entrata in alcun argomento locale, almeno il suo predecessore Giuseppe Vacciano. 

A sinistra? La strada non è molto ampia, il Partito democratico è chiamato a scelte generose, deve necessariamente passare dall’idea di una sinistra unica a quella di un mondo plurale, deve come fanno i cani da tartufi cercare le alleanze. Non solo aggregando pezzi politici, ma riannodando i fili con l’articolazione sociale, economica, politica non la città. Bisogna osare oltre l’ostacolo. C’è il nodo di Damiano Coletta che, comunque, c’è e quel mondo che lo ha scelto è mondo in massima parte di sinistra e bisogna mettersi ago e filo a fare quello che pare impossibile un vestito nuovissimo per clienti con qualche difetto e nessuno deve indicare quello dell’altro ma capire il proprio. La politica non è mai somma di nomi, ma bisogno collettivo che trova in un nome la sua bandiera. Bisogna saper giocare di fino e il confine tra il meglio, il possibile è tra la possibilità di concorrere o di essere ininfluenti e la destra di Salvini non è un accidente come diceva Benedetto Croce del fascismo rispetto al corso della storia che era affermazione della libertà. Attrezzarsi alla corsa è il dovere a sinistra, con chi? Con gli uomini di buona volontà. Da dove iniziare? Ma dalla cultura magari un confronto sulla differenza tra “sinistra” e “sinistre”, magari dall’identità e dalle contaminazioni. La cultura è collante eccezionale se le parti hanno solidità. E un progetto di città futura. Questo diceva Antonio Gramsci su La città futura (numero unico inizio del ‘900)

“Può un giornale esser fatto in modo che accontenti tutti i suoi lettori? 
Proporsi un tal fine sarebbe vano. 
Ciò che per uno è residuo, per un altro sarà sostanza e viceversa. 
Importa solo che il residuo non sia mai tale da esserlo per tutti 
e che pur non soddisfacendo obblighi a pensare, 
e diventi pertanto attivo allo stesso modo dell’altra parte “

Può una parte politica a sinistra…