La leggenda di san Lidano, la vera storia del 2 luglio

La leggenda di san Lidano, la vera storia del 2 luglio

2 Luglio 2019 4 Di Lidano Grassucci

Oggi, oggi come oggi di ogni anno e ne sono ormai tanti, mi alzo e mi viene un dolore. Sì, anche se dovrebbe essere di festa. Un dolore forte, ci sono giorni che senti le mancanze non le sopravvenienze. Mi ricordo che da bimbo, oggi come oggi d’allora, mio nonno mi prendeva sulle ginocchia e mi guardava. Mica diceva nulla, era di poche parole lui, forse per questo parlo tanto, ho la scorta delle sue. Lui mi prendeva sulle ginocchia, per un poco, e finiva lì. Non diceva altro, che fare questo. Poi si alzava, calzava gli stivali, mi lasciava una caramella di menta e via, via che altro non c’era. Da anni non mangio caramelle di menta, quelle avvolte nel cellophane, con dentro qualche pezzo di tabacco con cui avevano condiviso la tasca della giacca.
Era un oggi come oggi, una educazione siberiana, ma no, senza riferimenti era una educazione, un trasferimento di tempo, un congelamento del dna, in attesa che serva. Ora è uno scrigno di ricordi, come una banca di mancanze. Una banca il cui sportello eroga inutili storie, perdute storie. Lui non era mai contento, felice, solo il vino, che malediceva, cambiava le cose. Solo il vino ed un bambino. Ora i bimbi di allora sono uomini persi di ora, ma oggi come oggi di tanti oggi passati, un poco si ritrova il bimbo. Una voce dice il mio nome, urla il mio nome, mi giro come fanno i gatti, i cani, i muli quando si riconoscono. Sono stato allevato all’amore dall’uomo che appariva senza amore al mondo, ed ho un dolore.
Questa storia ha un nome e quando vi capiterà di sentire chiamare un uomo Lidano. Ricordatevi questa storia, ogni Lidano ve la racconterà uguale, di tempo in tempo, uguale e se li vedrete il 2 di luglio saranno soli, ma sono gli ultimi ormai.

Nella foto tabernacolo di San Lidano a Civita D’Antino