Nel tempo in cui servono streghe, intorno ai ritorno dell’alchimia

Nel tempo in cui servono streghe, intorno ai ritorno dell’alchimia

2 Luglio 2019 2 Di Lidano Grassucci
Non ho tempo per sperare, ho tempo per aspettare. Così è il tempo che abbiamo quando non riusciamo a dare un senso a questa sala d’attesa che è vivere senza sperare, ardire, pensare come fanno i bimbi che un pezzo di legno contorto è scettro, bacchetta magica, bastone di Merlino.
Servono streghe, non fate per poter dire che il prossimo passo è nel vuoto. Sì nel vuoto perché quel volo verso giù è il volo che fa battere forte il cuore, senza ansia e timore non c’è modo di sperare. Non vorrei volare, vorrei cadere giù, non angeli ma streghe. Paolo e Francesca si amano nell’inferno, Beatrice è così eterea da non significare cuore che batte.

Non abbiamo più tempo di sperare ma stiamo qui ad aspettare un autobus che forse neanche è partito,  non riusciamo a vedere le tante fatiche che sono bellezza dell’incamminarci, rischiando di non arrivare ma provare il cammino.

La strega mi prese per mano facendomi vedere oro dove c’era piombo e stagno, facendomi volare sull’inferno e non bearmi nel paradiso. Mi ha insegnato che l’armonia produce la morte delle domande nel cimitero delle risposte. Mi sedusse con mani lunghe, pensieri arditi, passioni di carne e carezze di parole, mi rapi’ con sangue sulla pelle perché vivere è quel sangue che scorre.

Non ho tempo per sperare, ma ho momenti per ricordare il bimbo che ero e ritrovare quegli occhi a guardare il mondo, cose da streghe