La statua di Lidano, Rita e quella storia di Spina di Borgo di Alberto Sordi

La statua di Lidano, Rita e quella storia di Spina di Borgo di Alberto Sordi

13 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

La sovraintendenza ha detto che la statua di San Lidano al Belvedere di Santa Maria a Sezze “non sarebbe brutta”, Rita Palombi cerca di confutare la tesi sul filo di ragionamenti di note e di legge, con generosità. Ma il nodo non è la legge, e manco il parere della sovraintendenza, ma l’idea del bello. Il bello è opinione “Sant’Antonio abate si innamorò del porco”, il nodo è se esiste lì, al belvedere una “funzione”, una “funzione” pubblica, un uso comunitario di quel posto, una occupazione di vita. San Lidano, Dio lo abbia in gloria, non è santo che ha bisogno del proprio feticcio, di richiami al bisogno di farsi vedere, Lidano è nella fede profonda dei setini e non ha problemi di venerazione, ne hanno i curiatici a farsi vedere ipocriti venerandi. Il nodo è che il belvedere è mille e mille storie collettive, è angolo vivo ed è “pieno” di funzioni che un “ritorno al concilio di Trento” non è che non serve ma offende. I bell’artisti di Latina ma che ne sanno di questo, è spazio aperto dentro all’intreccio di strette, è come Alberto Sordi spiego la meraviglia: “Noi ragazzini romani ad un certo punto venivamo portanti negli intrecci di vicoli contorti di “spina di borgo” (quella che i fascisti hanno abbattuto per fare via della conciliazione, il patto tra fascisti e preti) poi di botto ecco la meraviglia di Piazza San Pietro di grandezza immensa.

«Avevo quattro anni – ricordava Alberto Sordi – quando vidi per la prima volta San Pietro e fu proprio per il Giubileo del 1925. Ero in compagnia di mio padre, venivamo da Trastevere, dove ero nato in via San Cosimato e dove vivevo con la mia famiglia. Arrivammo percorrendo i vicoli, che poi furono distrutti, di Borgo Pio: un ammasso di casupole, piazzette, stradine. Poi, dietro l’ultimo muro di una casa che si aprì come un sipario, vidi questa immensa piazza. Il colonnato del Bernini, la cupola. Un colpo di scena da rimanere a bocca aperta. Ecco, quello che ricordo di più di quel Giubileo fu questa sorpresa.»

Venivamo dal budello di via Corradini case a piombo sulla strada, dalle scalelle che quasi rugavano la terra, o dalla scesa di Scipio e… d’improviso fino al mare e oltre ogni verde, che il mondo faceva la sua cartolina. Silenzio e sguardo da film americano in cinemascope. Questo è il Belvedere e nulla osta alle statue se non che non ci sono mai state, anche Santa Maria che mostra la sua fine e non il suo inizio è così antibarocca con la sua pulita facciata.

La statua di Lidano è una bestemmia a questa bellezza, Rita hai il mio conforto ma noi che non la vogliamo non abbiamo ragione per legge, ma per Sezze e per quella mia storia laica che riconosce la Fede e non le sue ostentazioni.

Come è vero che mi chiamo Lidano

Nella foto Spina di Borgo prima che preti e fascisti la buttassero giù