Mercato coperto a Latina: la cacciata dei barboni e l’ipocrisia cattiva dei nuovi buoni

Mercato coperto a Latina: la cacciata dei barboni e l’ipocrisia cattiva dei nuovi buoni

14 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Mi scuserete, fa caldo tanto caldo ma questo non mi fa dimenticare il freddo. Era intorno a Natale “gelava”. La città non era come ora in ciabatte per andare al mare, era che non ti potevi girare e anche intabarrato ti si gelava il naso. Gelo vero, l’amministrazione di “buoni” decise che per l’urgenza dei lavori e la qualità della vita era il caso di tappare l’ingresso dell’ex mercato coperto. Lavori urgenti, eccepii allora che sarebbe stato il caso di evitare almeno per qualche giorno questa “saggia” decisione, per evitare il freddo. I “buoni”, quelli che si indignano giustamente per i torti in mare, ma qui “tappano” le coscienze, mi risposero che era urgente. Za Pippa, mia nonna, mi ricordava la mia memoria di ferro, si stupiva di come mi rivenivano i particolari: sono passati 7 mesi, si crepa di caldo, e al mercato coperto, oltre al tappo, non  c’è niente, non è stato neanche spazzato. Vedete le bugie e le ipocrisie non hanno mai vita lunga.

Quelli che dormivano lì erano uomini prima di ogni cosa, i “buoni” li trovavano “fastidiosi”, e manco eccepisco il fastidio, ma vedendo quel tappo e questi maledetti ricordi ho letto la cosa cattiva, tanto cattiva, perché inutile e non c’era l’urgenza dei lavori ma l’ipocrisia della coscienza. Oggi è il 14 luglio festa dei liberi, festa di giacobini e sanculotti, oggi lo ricordo perché la libertà è dono di pezzenti

Noi siamo i poveri siamo i pezzenti la sporca plebe di questa età la schiera innumere dei sofferenti per cui la vita gioie non ha. Nel crudo inverno la nostra prole per lunga inedia languir vediam solo pei ricchi risplende il sole. Mentre essi esultano noi fame abbiam.

Per natura tutti eguali vi è diritti sulla terra. E noi faremo un’aspra guerra ai ladroni sfruttator. Non sia pace tra i mortali finchè un uom’ sovr’altro imperi i nemici a noi più fieri sono i nostri sfruttator

Due strode della Marsigliese del lavoro di Carlo Ponticelli, è una canzone del 1881 ma la vita è sempre questa.

Perdonerete il ricordo ma proprio l’ipocrisia non sopporto, naturalmente non un lamento manco dagli oppositori. L’umanità puzza.

 

Nella foto il barbone che dormiva all’ingresso del mercato prima del tappo. Lo hanno tappato a Natale, bastavano pochi giorni e sarebbero stati umani. I lavori al mercato non sono mai partiti