Giuseppe Giuliano, la storia dimenticata

Giuseppe Giuliano, la storia dimenticata

21 Luglio 2019 4 Di Emilio Andreoli

Questa è la storia di un ragazzino che aveva sogni e speranze, ma che il destino non gli ha concesso. Adesso avrebbe avuto sessant’anni. Si chiamava Giuseppe Giuliano.

Latina mercoledì 28 aprile 1971: è una bella serata primaverile, e nel quartiere popolare delle Gescal, dietro le carceri, un gruppo di ragazzini gioca in un cortile adiacente la strada, l’odore dei cibi cucinati invadono piacevolmente i porticati delle case . Sembra una serata tranquilla, ma…

Giuseppe Giuliano

Uno di quei ragazzini è Giuseppe Giuliano, undici anni, un bravo “guaglione” come direbbero a Napoli. Frequenta la prima media della scuola Dante Alighieri al Palazzo M, ma la sua passione è il pallone e ogni giorno va all’oratorio salesiano Don Bosco, perché gioca con i pulcini del Cos Latina. Pare sia una promessa del calcio, ha un sinistro micidiale.

Il papà di Giuseppe fa la guardia carceraria, nel carcere di Latina, che è a circa un centinaio di metri da casa loro. Proprio nel suo turno di lavoro il detenuto Nane Pregnolato è riuscito ad evadere, con uno stratagemma tipo quello del film fuga da Alcatraz. Si è dato alla pittura, e ha appeso al muro un suo quadro che dipinge durante il giorno, ma la notte scava sotto la tela.

La notizia della fuga si diffonde porta a porta e ne viene a conoscenza anche Giuseppe, che lo conosce bene, perché Nane Pregnolato vive alle Gescal anche lui. E mentre gioca con i suoi amichetti non gli sembra vero quando lo vede lì, in via Albalonga, con una fiat 125 bianca mentre chiede di chiamare la sua fidanzata.

Giuseppe dice di sì e non perde tempo, ma invece di andare dalla ragazza, corre a casa ad avvisare suo papà. Che si precipita giù per parlare con Nane. Sta cercando di convincerlo a costituirsi, ma lui non ne vuol sapere. Giuseppe e uno dei suoi amici hanno seguito il papà, ma sono chiusi nel portone condominiale. La curiosità però è troppo forte ed escono fuori, si nascondono dietro le colonne del porticato.

Nel frattempo, mentre i due continuano a discutere, arriva un collega dell’appuntato Giuliano, abita anche lui in quel quartiere. Ha l’arma di ordinanza, il momento diventa convulso, ci sono delle grida e poi dei colpi d’arma da fuoco. L’unico a rimanere a terra è Giuseppe, un ragazzino sveglio, intelligente di appena undici anni. Il futuro e i suoi sogni finiscono lì in un attimo. C’è ancora l’eco dello sparo e il suo odore acre, che sa di morte, copre quello del cucinato buono che sa di vita.

Il giorno dopo vado a scuola, ho gli stessi anni di Giuseppe e frequento lo stesso istituto. Sono tutti fuori, professori e alunni. Non riesco a capire, mi volto e vedo mia mamma affacciata al balcone che ogni giorno mi guarda attraversare la strada e mi accompagna con lo sguardo. Le faccio un segno che è a metà tra un saluto e una domanda. Mi avvicino ai miei compagni di classe che in coro mi dicono:

“È morto Giuseppe Giuliano, lo hanno ammazzato i banditi”

Una notizia sconvolgente, lo conoscevo di vista e la storia dei banditi mi aveva lasciato senza fiato. Pensai molto a quel ragazzino, alle sue speranze, a quello che avrebbe potuto essere, magari un grande calciatore. Invece divenne statua e poi una scuola, ma per animarle è necessario raccontare la storia di Giuseppe. Ho saputo di persone che hanno frequentato la “Giuseppe Giuliano”, senza aver mai saputo il perché di quel nome e inoltre, consultando il sito della scuola, ho letto delle inesattezze che andrebbero corrette.

il presidente del consiglio Giulio Andreotti inaugura la statua di Giuseppe Giuliano

La statua la posero un paio di anni dopo la sua morte, al centro dei giardini del Palazzo M, dietro le due “madri rurali” come per farlo proteggere. Venne inaugurata dal presidente del consiglio di allora, Giulio Andreotti. Inoltre gli fu conferita una medaglia al valor civile.

Si seppe poi che il colpo che ferì mortalmente Giuseppe, partì dal collega del padre e pare che Nane Pregnolato non fosse nemmeno armato. Il pregiudicato finì di scontare la sua pena e in seguito a questa storia, cambiò completamente vita.