Il treno dixit 11/ Il Carso tra Redi, salsicce e clintò

Il treno dixit 11/ Il Carso tra Redi, salsicce e clintò

22 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Siamo a ranghi ridotti, motodonna fa per tre, ma ne mancano sei. Oggi è tornato l’assessore, abbronzato e pronto a dirigere la festa al Carso. Roba serie, tanto che descrive con dovizia di particolare la fornitura di salsicce. Chiaramente fa il furbo sottolineando le tre settimane (in verità due ma con tre fine settimana) vuole sminuire il successo di Damiano Coletta con Achille Lauro. Ormai l’assessore è diventato (ferie in Puglia) filosofo da Magna Grecia, sofisticatissimo e emergono ascendenze bizantine. Al Carso si faceva festa quando a Latina non sapevano manco ride. Il presidente ride, anche perché l’assessore ne aveva sottolineato il fascino con le donne, e la cosa lo ha convinto, insomma si sente bello.

Sottile l’assessore che puntando alla “cronaca locale” prenota la sua ridiscesca in campo. Poi si perde nell’analisi dei dolci: sono meglio quelli siciliani o quelli sardi? L’assessore non ha dubbi, è per l’Evis (esercito volontario per l’indipendenza siciliana) e Andrea Finocchiaro Aprile è l’ispiratore dell’uscita del Carso, da Latina, dal Lazio, dall’Italia, dall’Europa e dal mondo (già che ci sei ti allarghi). L’assessore sogna di diventare sindaco del Carso, e in piazza la statua di Delio Redi con sotto la scritta in veneto “doge del Carso, la Serenissima pose”. Una statua di Delio Redi a dominare la festa a base di salsicce e clintò . Motodonna cerca di dire dei dolcetti secchi sardi, ma l’assessore sta nei sogni: “Dall’Appia al Podgora un solo grido, vittoria”.

Ecco Roma, malgrado voi, binario 25 in testa: praticamente Torricola e inizia la marcia con zaino affardellato. Passa una donna a forma di donne, l’assessore torna italiano per grazia di dio e della bellezza, il presidente acconsente, motodonna fa di furia e si comincia.