La Patria e il carabiniere, quelle parole di troppo della politica

La Patria e il carabiniere, quelle parole di troppo della politica

28 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Ogni uomo ha dentro la sua anima, la sua indole e possiamo poco rispetto a quello ma capitano miracoli. Sono contadino e odio ogni forza, ho distacco dal potere e le divise mi sono istintivamente invise. Poi vivi oltre l’indole e cerchi intorno non le conferme ma le contraddizioni, insomma impari, capisci gioisci. C’è un bellissimo film di Roberto Rossellini che racconta una storia, scritta da Indro Montanelli, su un imbroglione che a San Vittore si spaccio per il Generale Della Rovere. Lo fece per barare alla vita, come era nella sua indole, ma davanti alla prepotenza, quella dei nazisti tedeschi, scoprì in lui l’orgoglio di una divisa che significava Risorgimento, Patria e dignità. Si farà fucilare per una divisa che era anche abusiva, ma era nell’anima in quell’angolo che chiamano dignità.

Due giorni fa hanno accoltellato un carabiniere di 35 anni, per strada mentre faceva il suo dovere, Mario Cerciello Rega. Mentre era carabiniere, come fanno dal 1814 quei ragazzi a cui un re diede l’ordine di “andare due a due per le vie del Regno contro i malfattori”. Anche Mario è uscito per questo dalla caserma, lo hanno ucciso i “malfattori” ma invece di sentire la sua morte in troppi hanno cercato di farsi assassini a loro uso. I carabinieri hanno una divisa che hanno scelto, quando tutti il loro Re compreso, l‘8 settembre del ’43 andarono via, insieme a pochi, troppo pochi, restarono e “uscirono per le vie del Regno, contro i malfattori”. Gli occupanti non la presero bene, perché non capivano quella strana ostinazione italiana che contraddiceva l’idea della viltà italiana. Seri, al loro posto quando neanche la paga era certa, ma l’onore sì e il bisogno della gente che senza di loro non gli rimaneva neanche il prete.

Non mi interessa la canaglia, voglio raccontarvi di chi era dove doveva essere a costo della vita, ma non per dire ma davvero. Vedete ci sono italiani lirici che cantano la Patria, ci sono italiani seri che vivono la patria, come i carabinieri. Quando nell’inno di Goffredo  Mameli cantiamo “siam pronti alla morte l’Italia chiamò”, dobbiamo ricordare che il ragazzo che ha scritto quei versi è morto sul serio per la Patria, e ogni giorno dei ragazzi mettono pennacchio e cartucciera e vanno con una scommessa aperta sul tornare.

Il resto? Sono idiozie, stupidaggini, il male si combatte con il rigore. Mi è venuto da pensare ai tanti antimafi con scorte e conti correnti gonfi davanti ad un carabiniere che la sera è solo nella sua caserma e guarda il figlio dormire. I malfattori, tutti dai mafiosi ai ciarlatani si combattono con ragazzi che “usi, due a due andare per le vie del regno contro i malfattori”

Ha già perso la Patria che ha bisogno di eroi, ha speranza una Patria che ha i carabinieri.

Ora mi scuserete ma torno contadino e torno al mio sogno di mondo nuovo, onorando chi ha onore. Una divisa cambia, sono i furbi che non cambiano mai.

Una divisa cambia.