La crisi Corden Pharma è un preludio, non il coro finale

La crisi Corden Pharma è un preludio, non il coro finale

30 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Un gigante dai piedi d’argilla è l’industria farmaceutica pontina. Dopo l’insediamento delle grandi multinazionali che hanno sfruttato condizioni di mercato di monopolio in ragione dei brevetti frutto della loro ricerca la fine di quei brevetti ha determinato condizioni di mercato che hanno tagliato i margini di profitto. Le multinazionali sono andare via, al loro posto sono arrivati produttori di generici che avevano l’unico obiettivo di lucrare sulla vita residua degli impianti.

Si tratta di produzioni divenute generiche che sono nella scala qualitativa del farmaceutico il gradino più basso.

Ora la necessità di fare investimenti su quegli impianti che stanno diventando obsoleti, il permanere di margini di mercato estremamente bassi ha come conseguenza la crisi del settore. Corden Pharma è un passaggio di un possibile effetto domino. Ancora una volta l’economia pontina paga la sua incapacità di investire in innovazione.

I pontini sono produttori di farmaci, non fanno ricerca, non fanno innovazione dei sistemi di produzione. Il passo successivo di queste aziende è andare in Cina o nei paesi in cui la manodopera ha costi bassissimi Un processo irreversibile. che dovrebbe spingere la classe dirigente di questa provincia a confrontarsi finalmente e seriamente sul proprio futuro produttivo. Invece di dipingersi come un parco Disney delle chiacchiere a vanvera. Oggi affrontiamo il nodo Corden Pharma come abbiamo già affrontato il problema della Bristol mettendo pezze temporanee e mai dando risposte di sistema.

Corden Pharma inoltre aveva chiesto di utilizzare i propri impianti di smaltimento per creare una rete di servizio alle altre imprese del settore, questo sì sarebbe stato un vantaggio di sistema per tutti. Ma le lungaggini burocratiche e preconcetti ambientalisti spesso con tante emozioni ma con nessuna ragione hanno ritardato i processi e bloccato la possibilità di dar vita ad un possibile vantaggio competitivo della rete delle residue industrie farmaceutiche presenti sul territorio.

Ma la classe dirigente pontina parla di altro.