Zia Pippa e i giudici che hanno vietato il panino a scuola ai bimbi

Zia Pippa e i giudici che hanno vietato il panino a scuola ai bimbi

31 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Ripubblico in italiano il testo della conversazione di due donne setine (Zia Pippa, Za Pippa, che sarebbe mia nonna donna nata a fine ‘800, e zia Maria, Za Maria, sua vicina d’uscio). Loro non ci sono più da tanto, ma da loro ascoltandole ho imparato l’umanità, il senso di vivere. Gioco con l’uso della mia lingua “nonna”, il setino, nel pecorso originale, ma visto l’argomento, una sentenza assurda della corte di Cassazione a sezioni riunite, ho provo a proporvelo in italiano. Non ho tradotto la parte finale perché riguarda l’Ave Maria che loro, insieme a Tetta che abitava al piano di sotto, recitavano in latino, amen finale è ammen, perché la doppia emme da più forza al “così sia”. Il testo in italiano rende meno, non è la lingua giusta per i valori che sottende ma serve a divulgare.

 

Za Maria: Zia Pippa, i giudici hanno deciso

Za Pippa: cosa hanno deciso i giudici

ZM: dicono che la Cassazione a sezioni riunite ha stabilito che il panino a scuola non si può magiare se te lo porti da casa

ZP: i giudici hanno deciso questo, che il panino di casa non si può mangiare a scuola, Ma cosa si sono messi di testa e testone, con le leggi del taglione per mette limiti alla bocca dei bimbi

ZM: ora anche questa ti pare ingiusto

ZP: no, Zia Maria, questo non è serio e questi potenti che giudicano di questo per decide in maniera peggiore di persone che poco o niente sanno,  è gente che vale poco. Il cibo è di Dio, non appartiene alle leggi degli uomini, Gesù Cristo saluta tutti i suoi discepoli, non a caso, in una ultima  cena, si fa, lui stesso, pane e vino e non è legge, è destino. Nessuno può dire ad un altro come deve mangiare, se lo fa bestemmia

ZM: ma questi sono grandi giudici

ZP: lo saranno pure, ma di vita e di uomini non capiscono niente: ma come fanno loro a decidere cosa è meglio per un bambino, pensando di poter far meglio della madre. Da noi i bimbi si chiamano “mammocci”, cose della madre e non “giudicocci”, cose dei giudici. Ma come hanno fatto a non sentire che la loro devisione suona burla e non saggezza, che hanno abusato e non reso giustizia.

ZM: quanto sei critica

ZP: ma come faranno ad applicare quello che hanno deciso? Chiameranno i carabinieri per togliere il pane di bocca ai bambini? Faranno la multa al bimbo che mangia pane e frittata? Ma che uomini sono questi?

ZM: ma hanno studiato, sono tutti coltissimi

ZP: Saranno studiati, come tu dici, ma non hanno imparato il rispetto: sulle cose dei bimbi non ci sono sentenze di giudici, ma amori di madri, delle maestre, delle bidelle che sono madri. Le sentenze non c’entrano nulla, se la Giustizia non ha ragione diventa prepotenza di un triste padrone

ZM: cosa vuoi dire?

ZP: quel che ho detto, che ci vogliono testa e testone per governare giustizia, per non fare il torto ed è torto decidere cosa debba mangiare un bimbo, hanno vietato il panino come il coltello, il fucile. Questo Stato non è serio se decide cose che non gli appartengono perché riguardano il buon senso, e se la legge è contro il senso buono è sbagliata la legge

ZM: sei ribelle

ZP: no, sono stata madre e nonna, sono stata figlia e conosco la meraviglia, conosco la bontà verso chi sbaglia, il perdono e la speranza. Zia Maria, noi siamo umane, solo questo, umane.

ZM: esso Tetta, i tocca

ZP: stavota pregamo pe chi non capisce lu campà e volafria m’para gl’atri a fa quello che non sa fa, esse umano.

Tetta: Ave, Maria, grátia plena,
ZP: Dóminus tecum.
ZM: Benedícta tu in muliéribus,
Tetta: et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
ZP: Sancta María, Mater Dei,
ZM: ora pro nobis peccatóribus,
Tetta: nunc et in hora mortis nostrae.

Insieme: Ammen.

Domenico Ghirlandaio, cenacolo di san Marco a Firenze