S’i fosse capo di Latina, l’ipotetica della politica

S’i fosse capo di Latina, l’ipotetica della politica

3 Agosto 2019 0 Di Lidano Grassucci
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo
S’i’ fosse vento, lo tempesterei
S’i’ fosse acqua, ì’ l’annegherei
S’i’ fosse Dio, mandereil ‘en profondo
S’i’ fosse papa, sarè allor giocondo
Che tutt’i cristiani imbrigherei
S’i’ fosse ‘mperator, sa che farei?
A tutti mozzerei lo capo a tondo
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre
S’i’ fosse vita, fuggirei da lui
Similmente faria da mi’ madre
S’i’ fosse Cecco, come sono e fui
Torrei le donne giovani e leggiadre
E vecchie e laide lassarei altrui
L’idea è di Cecco Angiolieri, ma ci gioco sopra pensando… s’i fossi Coletta, o il sindaco in generale?
S’ì fosse sindaco mi metterai la fascia di tre colori e con giocolieri, menestrelli, teatranti apraria il teatro senza altro che dire “cominci lo spettacolo”
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e con giovinastri, giovani a modo, e tanti monelli farei dei pub la città che non c’è, dove farsi grandi incontrando diverse menti
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e andrei per strada giocondo a salutare ogni uomo e donna di questo mondo chiedendo a ciascuno “come va?”. Se mi risponde “male”, mi fermerei a parlare.
S’ì fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e andrei diritto a pulire gli angoli dove si fa la polvere della vita e chiedere ai viventi di raccontarci che hanno visto quegli occhi, per pulire con le lacrime ogni vista
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e passerei la domenica, ma solo la mattina, in ospedale a salutare, solo quello salutare
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia e direi ai miei consiglieri non siete qui per dare cattivi consigli, ma avere l’umiltà di cambiare idea e dare il buon esempio
S’ì fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e a La Storta dove comincia la fettuccia di Terracina mi vedrei con quello che ha la fascia a Sezze, con quello di Pontinia e insieme guarderei queste strade diritte per capire come farci andare le curve della vita, e insieme di comune in comune per fare una grande città che sia di tutti nelle mille sfumature che hanno le speranze. Poi insieme, tutti con la fascia dagli operai della Corden a dire “eccoci mettiamoci a lavorare” e i figli “fateli studiare”.
S’ì fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori andrei dai carabinieri a dire, voi prendete i malfattori che ne siete capaci, noi facciamo la strada dell’umano possibile, andrei dai giudici e direi loro io non sono capace del confine tra bene e male, cercherò di fare il meglio, voi fate il vostro che non è cosa mia
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e andrei dai preti a chiedere di togliere i “cancelli al perdono”, di aprire le loro case perché non sono loro ma della misericordia che non  si chiude mai, e mai ha paura. Poi preciserei, non è cosa mia ma a tempo perso so nato cristiano, cresciuto eretico, e so pregare anche se non credo
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e andrei in ogni scuola a spiegare questa libertà ma non con i miei che è facile, ma con quelli che sono diversi da me, perché la libertà non è dono egoista ma riconoscere generosamente l’errore.
S’i fosse sindaco mi metterei la fascia di tre colori e farei assessore il più lontano da me, perché litigando troveremo il meglio per il mondo che c’è.
S’i fosse Lillo, come Lillo sono e fui, vi guarderei intristendo per la tristezza che vedo, per quel vedervi impegnati ad esser tristi, io che amo il tempo perso, gli amici, e mi perdo in piccoli ricordi ricordando che tutti, anche gli orchi sono stati bambini, tutti anche papi e re.
S’i fosse Lillo come Lillo sono tra poco tornerò da dove son venuto, in un tavolo perduto, con gli amici a dirla grossa di quella volta che cacciammo lumache veloci, funghi di gran fretta, addomesticammo un gatto feroce, e quelle ragazze al mare erano per noi, ma noi eravamo tra noi e ciascuno si perderà nel suo sarebbe stato ma non è. Rivoluzionari di un vino che sa di aceto, che manco le alici col pane, ma che con gli amici va giù e vediamo le stelle.
Renato Gottuso,  Comizio di quartiere 1975