Viaggi corti: Rio Martino, la Polinesia vicino e 1000 storie

Viaggi corti: Rio Martino, la Polinesia vicino e 1000 storie

6 Agosto 2019 0 Di Lidano Grassucci

Questo è un viaggio che potete fare anche a piedi, da Latina, o in bici, o come vi va. Una manciata di chilometri da dove svernate ma mille e mille miglia verso dove sognate. Perché le mete sono esotiche se siete capaci di vederle senza le lenti della fatica di un lungo viaggio, questa è una meta che non ti stanchi

Dallo stadio Francioni tirate dritto verso il mare, sempre diritto, fino a che non vi ferma il mare e alla prima impossibilità di passo asciutto girate a sinistre e cercate il vostro posto.

In questi pochi chilometri avete già incontrato:

uno stadio che vi ricorda il dittatore;

un percorso nel ciclo dell’acqua con due torri piezometriche (così faccio vedere che pure io ho fatto le scuole alte), che segnano come l’agglomerato di case di Littoria sia oggi la città di Latina (basta “leggere le due torri”), poi un depuratore che pulisce l’acqua che tra il serbatoi e qui la città ha sporcato, fino a finire con un canale e una idrovora, un ascensore per l’acqua, che impedisce che questo posto si faccia lago.

Direte e che è? Poco, ma siete passati da una città ad un parco nazionale, il primo parco nazionale di pianura italiano, con un lago, il lago di Fogliano, di acqua salmastra, e  davanti ad un terreno dove l’acqua esce a pressione al sapore di zolfo, di uovo marcio per capirci, una ipotesi di terme

Un viaggio d’acqua

Poi basta guardare, e tra il lago e il mare una striscia di sabbia con la duna come in Africa, e davanti avete la casa della Maga Circe, e sopra le piante che colonizzano la terra che sta attaccata al mare. Siamo in quell’esoticissimo posto che sta tra Capo portiere e Rio Martino, selvaggio a ridotto di una città razionale, un posto che sei sospeso tra l’acqua del mare che sbatte e l’acqua del lago che quieta aspetta che arrivi la marea alta per “cambiarsi d’abito” e le palme della costa a monte sono così strane da essere set di mille film, tra cui Sandokan e Emilio Salgari non avrebbe niente da ridire. State in un posto che non è inutile come le Maldive, non è sterile come la Polinesia, ma è se stesso vivo di umanità per l’eccezionale umanità.

Sulla duna trovate anche le ridotte di ingenuo tentativo di noi italiani con i moschetti ’91 (fatti nel 1891) volevano fermare l’America sul bagnasciuga (sbarcarono ad Anzio e manco ci diedero soddisfazione).

Il mare? Prima di tutto sa di ricordi, ci venivo con mio padre appena dopo Capo Portiere, dove oggi ci vanno con le vele a surfare, che nei giorni di vento sono così tante che pare un capodanno cinese, c’era lo sbarco dei nuotatori lepini. Non ci crederete ma ho visto veri campioni, tra cui papà che si tuffava e andava lontano un punto verso il niente con la mia paura che non tornasse mai indietro, e invece tornava e mi veniva da ridere. La spiaggia è lunga pare non avere salto da Torre Astura al Circeo, una fettuccia di sabbia, a paragone di quella dell‘Appia tra Cisterna e Terracina. Dietro i lepini con la loro indifferenza e se guardi verso giù e fa bello vedi le isole, tutte e tre. Qui ci veniva a farsi il bagno l’uomo di neanderthal che pare si fosse fatto un “attico” al Circeo (chiamalo fesso), poi passeggiava Circe in cerca di amori fino a quando vide Ulisse e fu colpo di fulmine per lei, e malasorte per i marinai. Qui i romani ci allevavano le anguille e lago lago arrivavano a Roma, malgrado burrasche e zanzare.

L’acqua? E’ la bellissima acqua del mare in questi giorni è cristallina ed hai la brezza marina con casa vicina.

Un bimbo gioca con la paletta ed il secchiello:

Un giorno, sant’Agostino in riva al mare meditava sul mistero della Trinità, volendolo comprendere con la forza della ragione. S’avvide allora di un bambino che con una conchiglia versava l’acqua del mare in una buca. Incuriosito dall’operazione ripetuta più e più volte, Agostino interrogò il bambino chiedendogli: «Che fai?» La risposta del fanciullo lo sorprese: «Voglio travasare il mare in questa mia buca». Sorridendo Sant’Agostino spiegò pazientemente l’impossibilità dell’intento ma, il bambino fattosi serio, replicò: «Anche a te è impossibile scandagliare con la piccolezza della tua mente l’immensità del Mistero trinitario». E detto questo sparì. (Gloria Riva, Avvenire)

Anche un padre della Chiesa capisce il mondo nel gioco di un bambino che la sua ragionevole sapienza non può neanche pensare. Mille storie in un pezzo piccolo picco, un pezzo che separa la città dal suo mare, un uomo dalla sua memoria. Ben venuti a Rio Martino la parte selvaggia di Latina che sarà pure città del razionalismo, ma è e resta la città dove la maga Circe cercava l’amore e qualche nostro nonno di sopravvivere.

 

Nella foto il mare di Rio Martino e mettetece na pezza