Femminicidi Cisterna, la città che deve reimparare l’amore

Femminicidi Cisterna, la città che deve reimparare l’amore

10 Agosto 2019 0 Di Luca Cianfoni

È notizia di pochi giorni fa, quella dell’ennesimo atto di violenza da parte di un uomo nei confronti della propria moglie nella città di Cisterna. Quasi contemporaneamente veniva inaugurata nel centro storico della città pontina la Scalinata degli Angeli e veniva dedicata a tutte le donne vittime di femminicidio perpetrato nella città. Da qui le domande, cosa succede a Cisterna? Perché tutta questa violenza e come riuscire a prevenirla?

La cronaca cisternese

Botte, insulti e minacce. Questo è il drammatico e classico copione a cui la donna andava incontro, fortunatamente in questo caso la denuncia e l’azione da parte degli agenti di polizia ha permesso di allontanare il marito violento dalla donna. Per ora dunque il pericolo è passato, ma è ormai chiaro che azioni di questo genere sono necessarie ma non più sufficienti per porre argine a questi tragici eventi. Il femminicidio a Cisterna è ormai un fenomeno non più da sottovalutare ma da affrontare anche a livello comunale e cercare di arginare. Si parta dall’educazione all’affettività e all’amore che pare esser diventata sconosciuta; si parta dalle scuole e dalle famiglie perché il rispetto per ogni persona e per ogni genere dovrebbe essere la base di ogni società e di ogni nucleo di essa. Si parta infine da quella agorà che si augura il sindaco Mauro Carturan che ripete:

“Quando all’indomani dell’ultimo tragico evento ho parlato di agorà – ha detto Carturan – intendevo proprio questo, la creazione di tante “piazze” dove fare sport, lavorare, stare insieme, e dove si parla, perché parlando probabilmente potremmo salvare una vita”.

Quali sono le cause dei femminicidi?

La Scalinata degli Angeli, inaugurata pochi giorni fa, è sicuramente un gesto nobile ma che è evidente non può bastare. Analizzando i femminicidi a livello generale, bisogna partire dalle cause che sono molteplici e non solo uno. La questione è individuale ma anche sociale. Individuale perché dal punto di vista personale la perdita di un rapporto affettivo comporta automaticamente una perdita o comunque una nuova messa in discussione della propria identità. Non si vuole accettare che ciò che si è stati fino a quel momento ora non vada più bene, per cui si cerca di ingabbiare e bloccare ciò che ci fa notare che qualcosa non va più, ovvero l’altra persona. Non si è disposti al cambiamento, non si è disposti al rinnovamento, per cui tutto ciò che non coincide con la nostra idea di noi stessi non va bene e va in qualche modo smentito e bloccato. Il problema sociale invece è quello della solitudine. Solitudine dettata dalla forma di una nuova società che nonostante sia immersa nell’era dell’ipercomununicabilità lascia sempre più le persone reali sole. Solitudine data anche dalla troppa flessibilità e dalla precarietà del mondo del lavoro, che da un giorno all’altro può farti ritrovare a casa licenziato e senza alcuna prospettiva futura.

Quali sono le possibili soluzioni

Le soluzioni a questo problema, non sono purtroppo immediate e nemmeno così schematiche come potrebbe essere l’assunzione di un farmaco. Il vero antidoto a questo fenomeno non può essere che agire sul lungo periodo e agire sotto il punto di vista culturale. Come detto prima educare all’affettività, cercare di trasmettere il messaggio che una relazione non sinonimo di proprietà ma di confronto, di dialettica, di dialogo tra due persone. Questi cambiamenti purtroppo non avranno risultati immediati, perché per compiere tutto ciò si ha bisogno di una generazione, se non di più. Nell’immediato si può fare ricorso alle forze dell’ordine, o all’aiuto degli psicologi, che non vanno visti come una sconfitta personale o della coppia, ma come una atto di amore verso se stessi. Solo così, solo investendo in questi campi possiamo pensare di risolvere un problema culturale della nostra società e far si che le Scalinate, le Piazze, le Vie non vengano più dedicate a persone morte per questi eventi drammatici. Come dice il presidente della provincia Medici:

Questa scalinata non deve essere solo un ricordo delle tragiche morti ma anche un impulso alla vita, la rinascita di una comunità profondamente scossa, che opera per la creazione di una nuova condotta civile e sociale.

Perché l’amore, come dice Brunori, cantautore dei nostri tempi, non debba essere un colpo di pistola, non debba essere un continuo non lo so, non debba portare alla fine a uccidere.

Colpo di pistola, Brunori sas

Perché lei non mi amasse non lo so
Io che le avevo dato tutto quel che ho
Ma forse quel che ho non è abbastanza
Forse cercava il cielo in questa stanza
E un cielo non ce l’ho
E poi perché è fuggita chi lo sa
Forse perche cercava un po’ di liberta
Ma io non la tenevo prigioniera
La incatenavo solo verso sera
Per stare un po’ con lei
Per stare stretto a lei
Perché l’amore, l’amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena
È uno schiaffo per cena
L’amore ti tocca appena
Che cosa non andasse non lo so
Forse l’ho amata troppo e troppo non si può
Ma c’è un inverno in ogni primavera
Per questo l’ho cercata fino a sera
Per chiederle perché
Amore cosa c’è
Perché l’amore, l’amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena
È uno schiaffo per cena
L’amore ti sfiora appena
E poi perché l’ho fatto non lo so
Forse per non sentire ancora un altro no
Uscire dalla sua bocca dorata
Prima l’ho uccisa e dopo l’ho baciata
L’amore, il mio amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è una fanfara che suona la nostra canzone
È un nodo intorno al collo
Nel buio di una prigione