Diario della crisi: il Salvini olmo che lascia i pontini “isolati” come Amedeo D’Aosta

Diario della crisi: il Salvini olmo che lascia i pontini “isolati” come Amedeo D’Aosta

14 Agosto 2019 0 Di Lidano Grassucci

La Lega è la terza forza del parlamento, non la prima, non la seconda (la prima è il movimento 5 stelle, la seconda il partito democratico). Essere terzi significa che prima ci sono altri due e quelli, mena e mena, si possono pure incazzare e dargli “alla rozza” al terzo che è pulcino ma si crede gallo. Insomma fregarlo.

Qualcuno deve dire a Matteo Salvini che i sondaggi sono come scrivere la Divina commedia sull’acqua dell’Arno, in Parlamento hanno lo stesso peso di un gallo che canta l’alba a Latina rispetto alla sera in Cina, e su divinare futuro sono poco più di andare a Delfo a chiedere responso.

A Salvini andrebbe anche detto che un capo che manda all’assalto i suoi con la certezza della morte e l’incertezza della vittoria, non è un capo. Naturalmente ci sono 1000 cristiani attaccati alla “carega”, direbbe nonna Gilda, ma tra i mille c’è lui che, naturalmente, si è guardato bene da dimettersi da ministro degli interni e così i suoi sei altri ministri ed i 17 sottosegretari, tutti in carica, tutti stipendiati.

Quando Mussolini dichiarò guerra al mondo, si dimentico dei suoi uomini in Africa Orientale, li comandava Amedeo D’Aosta, un grande comandante. Erano rimasti isolati, ma combatterono come leoni (per il loro Re, non per l’uomo della provvidenza), gli inglesi gli resero l’onore della armi all’Amba Alagi, quando finita ogni scorta dovettero arrendersi. Un poco è il rischio dei leghisti pontini, lasciati soli a dover gestire mille aspirazioni ma senza più le postazioni. Già c’erano sindaci, ministri, presidenti, guru pronti alla nuova era.

Molti venivano da quella destra pontina dura e pura che fu missina, poi aennina, poi pdellina, poi forzina, poi… fino a leghista, come se a Goffredo Mameli fosse indifferente farsi papalino. In più c’era la società civile che aspira solo a farsi incivile per la bellezza del potere che non ha mai avuto ma ha sempre invidiato.

Naturalmente la partita è aperto, anche Amedeo d’Aosta e i suoi speravano in un soccorso dalla Libia, passando per il Sudan, ma non giunse mai nessuno. Quella di ieri al Senato è la prima sconfitta di capitan Salvini, duole, spero per lui che la sappia gestire, perché se non lo fa la velocità con cui si è fatto capo lo potrebbe portare ad essere olmo (nella passatella è il giocatore che gli altri contendenti non fanno bere, lasciano a secco e fanno “soggetto”)

Nella foto una cartolina sulla battaglia dell’Amba alagi con Amedeo d’Aosta