Conte-Salvini, il campionissimo e il cannibale

Conte-Salvini, il campionissimo e il cannibale

20 Agosto 2019 0 Di Lidano Grassucci

C’era una attesa tipo una volata tra Felice Gimondi e Eddy Merckx in cui il belga chiedeva all’italiano di fare andatura, e poi sul filo del traguardo lo fregava. Chi sta davanti deve girarsi, chi dietro può gestire il fine corsa. Hanno mandato avanti Giuseppe Conte che ha tirato si è fidato, da “campionissimo”, di un “cannibale”. Sapete come sono andate le cose, ma qui il “campionissimo” Conte si ferma poco prima del traguardo e parla ai tifosi suoi, a quelli dell’avversario e anche agli altri.

Dice pacato che non è leale barare due volte, barare a lui e barare al paese. Parla con freddezza lui, Conte, è calmo, l’altro, Matteo Salvini, è mimica facciale.

Due italie entrambe coesistenti, ma entrambe diversissime: parevano Cavour e un attore della commedia dell’arte. Uno che seguiva il filo delle mancanze e l’altro che faceva le “sgregne” (i gesti con la faccia) per sminuire. Come dire uno che costruisce ferrovie per portare il riso al mercato, ed uno che la fa prima ma per portare se stesso in vacanza. Paradossale che il nordico, Matteo Salvini, pare borbonico, il pugliese pare sabaudo. Uno ride l’altro è rigore. Una volta tutto si poteva mettere in discussione, ma non l’onore personale. Conte parla di “slealtà”, parla di “opportunismo”, di “scorrettezze”, non sono termini politici ma “umani”. L’altro, Salvini, dirige i suoi, pare un Arturo Toscanini ma da banda di paese, con fiati e gran cassa, ma non “intona” la musica. Una Italia che grida, una Italia che cerca “ragioni”, che ricorda come “pieni poteri” non si dice mai, mai neanche al Papa sono concessi e lui parla con Dio, e mai ad alcun uomo. Conte diventa un gigante, è fermo ma non “recita”, l’altro reciterà il copione come Alberto Sordi che si giustifica con “sono caduto nella marana da piccolo… c’ho avuto la scarlattina”. Una macchia comica che diventa tratto politico, tratto di una società che non vive ma recita, una società in cui il successo è un talent e il leader pensa di essere capocomico e invece è ministro.

Conte vince, lo hanno chiamato, lui è andato non si aspettava la slealtà del cannibale, ma di vincere o perdere leale da uomo normale. Lo hanno fatto campionissimo

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