Comperiamo l’ex Banca d’Italia, ma nessuno dice perché. Il delirio immobiliarista del Comune

Comperiamo l’ex Banca d’Italia, ma nessuno dice perché. Il delirio immobiliarista del Comune

23 Agosto 2019 1 Di Lidano Grassucci

Esiste a Latina una corrente di prassi che pensa che il Comune sia una agenzia immobiliare. Una concezione che porta l’amministrazione a comperare immobili, o a farne, senza sapere il perché. Leader di questa corrente è stato l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo, ma è una corrente trasversale. Appena si apre una trattativa per un immobile, il comune offre senza sapere il perché, come se ci fosse una mania collezionistica.

Attualmente il Comune ha: un centro intermodale abbandonato (senza neanche più il binario d’accesso), l‘ex Icos sventrato sulla mediana, inutile e pagato 4 milioni di euto (otto miliardi li lire), la cittadella giudiziaria dimenticata e in fase di deterioramento ulteriore, ha l’area dell’ex consorzio agrario “accantonata” che sta li a tappare i buchi di niente (ospita provvisoriamente, si fa per dire, il mercato annonario), ha l’ex mercato annonario chiuso da anni, per tacere del teatro d’Annunzio eternamente da mettere in sicurezza la cui vicenda se non fosse per i denari pubblici  starebbe comica, ha a borgo Grappa quello che doveva essere il mercato dei cocomeri chi se lo ricorda, ha a Chiesuola quello che doveva essere il mattatoio dove manco i topi muoiono,  per tacere delle isole ecologiche (Chiesuola, Intermodale,  Latina lido) abbandonate a discariche abusive, il garage Ruspi che sta sempre per diventare qualche cosa e resta, perennemente, niente. L’elenco è per difetto, se allarghiamo agli enti pubblici locali abbiamo l’edificio di via Diaz davanti Feltrinelli della Camera di Commercio, l’ex Rossi sud sulla 156, e in piazza Celli l’ex palazzina dell’Inpdap chiusa da lustri.

Ora di sollecitazioni degli immobiliaristi comunali tutti vorrebbero la sede dell’ex Banca d’Italia, l’assessore Emilio Ranieri, studia il caso. Ma nessuno, dico nessuno, si pone il problema: ma che ci dobbiamo fare. Non esiste una idea di funzioni del centro storico, anzi il Comune continua a sottrarre funzioni: l’ultima è l’anagrafe, hanno chiuso anche la biblioteca per restauri come stanno restaurando il teatro comunale, alle calende greche.

Siamo al delirio immobiliaristico con manie compulsive all’acquisto, inutile. Dell’acquisto e della funzione dell’edificio che ospitava la Banca d’Italia si dovrebbe discutere in consiglio comunale non sui giornali, si dovrebbe discutere di funzioni del centro storico. Si dovrebbe “riportare gente” nel centro, ad esempio le scuole. Qualcuno spieghi perché “nascondiamo” il conservatorio in via Ezio invece di mostrarlo in centro? Sono tra insegnanti, famiglie e studenti alcune centinaia di persone che darebbero vita al centro, ma che manco ci pensano. se io ho una cosa bella la metto in mostra non la “nascondo”.

Ora si compreranno la sede della Banca d’Italia che resterà vuota come l’ex consorzio agrario, o a futuro impiego come il mercato annonario, o in ristrutturazione come il teatro.

Il Comune non è la Pirelli Re, non è l’Acqua Marcia (che ha pure chiuso), deve avere edifici per funzioni e non collezionare scheletri urbani.