Durigon, l’ultimo dei moicani in un 5 maggio

Durigon, l’ultimo dei moicani in un 5 maggio

29 Agosto 2019 0 Di Lidano Grassucci

Lo schermo di Sky Tg24, al bavero la spilla di Alberto da Giussano, atteggiamento fiero, un poco dimagrito. Eccolo è Claudio Durigon ex sottosegretario, il giornalista lo chiama ancora sottosegretario e lui risponde. La carica e la risposta smentisce le sue parole. “Ma ci sono dissensi nella Lega?“. Assicura: “no, abbiamo deciso insieme”. Insomma sta col capo senza dubbi, preciso. Tranne… quel sottile piacere di “essere sottosegretario”. Lui difende una “scelta collettiva” sapendo, come sanno in studio tutti e a casa, che è stata scelta del capo che voleva non vincere ma stravincere ed ora? Manifesterà il 19, come un consolo in cui si mangia in onore di un morto che non risorgerà.

Naturalmente è Matteo Salvini che ha portato i suoi verso una vittoria, le elezioni, che invece si ritrovano con le opposizioni. Un capo che sbaglia verso nella lotta, è come un pilota di formula uno che parte a marcia indietro.

La vita è come la politica una corsa di montagne russe, ma va dato merito a Durigon di tenere la posizione, ma la faccia non crede, le parole non sono quelle accompagnate da smorfie di superiorità quando spiegava agli “infedeli” la bellissima perfezione del creato che, per lui era quota 100. Ora, c’è da marciare per un poco all’opposizione, dove puoi urlare, andare a prendere il gelato in piazza ma non conti un c…

Il mondo muta, Salvini? La Guardia lo seguì anche a Waterloo, Cambronne urlò, eroicamente, “merde” al nemico, ma tornarono parrucconi e cugini regnanti e Sant’Elena era lontana, e la Francia non sapeva più sognare

Dall’Alpi alle Piramidi,

Dal Manzanarre al Reno,

Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;

Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.

 

 

Foto da Alessioporcu.it