Latina, riapre il teatro? L’urbanistica la storia dell’imperatrice Sissi
30 Agosto 2019L’annuncio è roboante: riaprirà il teatro. La discussione un poco troppo pragmatica sugli spostamenti degli uffici comunali che li “alloccavano”, in forma un poco impropria. Un retaggio di un derby d’altri tempi quando i sogni psichedelici di Nino Corona fecero i conti con il pragmatismo insognante di Delio Redi. Il primo fece il teatro, il secondo ci mise gli uffici per i tributi. Entrambi cattolici ma uno dedito ai sogni del paradiso, l’altro ai bisogni dell’uomo. Si aggiunse Finestra che lo riempi di cimeli e medaglie. Insomma un teatro di cui, in fondo, in pochi sentivano il bisogno, e nessuno parlava di spettacoli.
Eppure, è quello di cui c’è bisogno. Damiano Coletta con l’assessore di Silvio di Francia “riparono”, e senza guardare ai ritardi guardiamo all’effetto: Latina ha di nuovo un teatro. Ora? E’ tempo di teatro, spettacoli che siano mattoncini Lego di una città da ritrovare.
In un film un poco pomposo di quelli hollywoodiani d’altri tempi sull’imperatrice Sissi c’è la scena della sua visita a Milano, a La scala. L’imperatrice d’Austria in visita alla città dell’Italia che verrà. il teatro è la scenografia dei due mondi. Lei entra nel palco reale bellissima, in platea servi e servette della nobiltà meneghina che si faceva “sostituire” per oltraggio. E l’orchestra attacca il “Va pensiero” di Verdi, tutti in piedi a cantare della “Patria sì bella e perduta…”. Sissi capisce lo sfregio, ma si alza e applaude la musica, il teatro che è di imperatore e di servi, di cielo e d’inferno, di oppressi e oppressori. Un teatro è questo, il luogo dove si costruisce la bellezza che verrà, nella saggezza da cui si viene.
La sfida? Scrivere una nuova storia di questo posto, una storia irriverente di guitti, rigorosi di soprani che non steccano, di ricerca di sapere chi siamo come “uno, nessuno e 100 mila”.
Sarebbe bello se nelle “trattative” per allargare il governo della città si parlasse di questo, e gli altri la destra chiedesse lo spettacolo di memorie differenti, di terre irredente.
Ma parleranno, tutti, di fare case.