Racconti popolari e storie dimenticate: Rocca Massima
30 Agosto 2019Quant’era bello mettersi seduti e ascoltare i nonni che raccontavano storie dimenticate e racconti popolari. Dimenticate da tutti ma non da loro, che orgogliosamente le portavano avanti e tante volte raccontavano sempre le stesse, ma un po’ per non dare dispiacere, un po’ perché ascoltare le storie piace a tutti, si rimaneva lì, fermi e fissi ad ascoltare.
Racconti popolari e storie dimenticate -su Rocca Massima
Nell’affogafiato che ancora attanaglia la pianura pontina, in tanti si cerca refrigerio rifugiandosi sui monti lepini, che costeggiano tutto l’agro. Il monte più alto della provincia di Latina è quello su cui sorge Rocca Massima, paese di antichissima storia, conteso tra Volsci e Romani. Tempo fa un professore delle scuole medie che insegnava in questo paese, fece scrivere ai propri ragazzi un libretto su cui raccogliere memorie dei nonni, poesie e racconti popolari, in modo tale che questa cultura popolare non cadesse nell’oblio della storia. Nelle prime pagine c’è una poesia in dialetto che descrive bene “la Rocca”, come viene chiamata in gergo e i rocchiggiani.
Rocca Massima
La Rocca è comme ‘na reggina
che domina tutte le vallate.
Daglio Boschetto se vede
la Rocca comme ‘na fortezza.
Ai villeggianti piace ‘sto paese
pe’ l’aria fina
pe’ jo silenzio
pe’ l’onestà.
Più bella ancora
quando c’è la neve.
Jo proverbio non sbaglia:
Alla Rocca ci piove, ci fiocca
quando è bon tempo
se la porta jo vento.
Iecco son molti contadini
che vanno a lavorà
abballe aglio Boschetto.
Se va’ agli Speruni
se sali aglio Pizzo
se vede la pianura
e ‘n sacco de paisi.
Su tutti ‘sta la Rocca
comme ‘no gigante
che abbita su’ monti
e sogna e guarda
e mo ride
ma più spesso piagne
come ‘no bammoccio
ne’ giorni tristi
della nebbia.
L’importanza dei racconti popolari e delle storie dimenticate
L’importanza dei racconti popolari e delle storie dimenticate, nella società odierna è molto grande. Queste ci aiutano a fare e mantenere quella cultura locale che altrimenti sarebbe fagocitata da quella mondiale e della globalizzazione. L’uso del dialetto è obbligatorio perché la lingua è uno dei primi tratti culturali della nostra identità. In primo luogo ci riconosciamo uguali e appartenenti alla stessa comunità se si parla la stessa lingua. Quindi oltre all’inglese, ormai necessario e indispensabile, sarebbe buona cosa sapere anche il dialetto, per non perdere la nostra originalità e la nostra unicità di persone. Certo usandolo nelle giuste occasioni, ma conoscere la lingua che parlavano i nostri nonni è certamente un tassello in più alla nostra persona, alla nostra identità alla nostra cultura. Per cui l’appello è il seguente: se conoscete racconti popolari o storie dimenticate di qualsiasi genere o qualsiasi lunghezza non esitate a scrivercele in modo da continuare a costruire l’identità del nostro territorio.