Durigon e Coletta davanti alla politica delle cose

Durigon e Coletta davanti alla politica delle cose

3 Settembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Quelli della Lega di Claudio Durigon si sono visti nella sala della pallacorda (alias il Circolo Cittadino di Latina), debbono reggere l’urto del nuovo viatico, forse, all’opposizione. Sperano che non sia il successo del Lirico di Milano, ma… se ti dimetti da solo qualche sconcerto c’è. Se da una parte c’è la cura delle ferite autoprodotte dall’altro c’è l’opportunità di uscire dall’angolo e provare la sortita. Damiano Coletta deve farsi gli alleati, da solo resterebbe eroico, ma gli eroi abbondano negli eserciti sconfitti, meglio vincere.

Coletta tratta col Partito democratico, e fa bene, come fa bene il Pd a “restituire” la cortesia, i 5 stelle hanno bisogno di altre vie. Ma c’è il rischio della “somma” che non fa il totale. In politica non funziona io ho 5 tu hai tre e facciamo 8, in politica funziona l’idea di avere idee, l’idea che il patto è su una scommessa, non su una rendita. Scommettere significa dire prima cosa fare, poi come e se avanza tempo chi.

Che stagione teatrale vogliamo allestire per il rinato d’Annunzio? Come pulire la città prima degli assetti societari di Abc. Come fare un museo dei musei dei tanti depositi che abbiamo per musei. Come fare del centro di Latina la piazza che mai è stata, con la gente che al massimo qui ci passava? Che funzione dare a Latina dopo il superamento della funzione agricola, industriale e forse anche commerciale? Ha senso una funzione del tempo libero?

Temi  e domande che non c’erano da Durigon, che non albergano da Coletta, ma che stanno nella città. Il mare non è il tempo dei parcheggi a pagamento, ma la valorizzazione del tempo fuori dai “bagni d’agosto”. Che fare di Fogliano, che rapporto avere con il Parco Nazionale del Circeo,  come fare un porto a Rio Martino e difendere la natura, come non cementificare l’area delle terme mai nate. Insomma come essere di mare anche l’inverno, perché il mare non va in letargo neanche a Latina.

Come non si capisce la fine dell’intermodale o perché il Comune ha in “pancia” l’Icos.

Ma di tutto questo non si parla, poi arriva chi fa cosa, perché scegliere cosa fare rende possibile capire chi può farlo.

Vale per Don Camillo, vale per Peppone, l’unica cosa insopportabile è parlare di niente.