Economia: ode alle partecipazioni statali. Ilva pubblica

Economia: ode alle partecipazioni statali. Ilva pubblica

20 Novembre 2019 1 Di Lidano Grassucci

In Italia ha sempre fatto difetto l’imprenditoria privata, c’è un gran risparmio ma nessuno che lo usa, nessuno che rischia. Negli anni del dopoguerra i socialisti con la Dc di Enrico Mattei osarono una politica industriale prendendo i soldi che c’erano, gli italiani sono (con i giapponesi) i più grandi risparmiatori al mondo, per elettrificare il paese, fare le autostrade, salvare imprese, fare imprese (tra cui produrre acciaio e alluminio). Enrico Mattei doveva “dismettere” l’Agip, “disobbedì” e l’Eni è la più grande impresa industriale italiana.

Ci abbiamo rimesso? Da paese povero siamo diventati la quinta potenza industriale del mondo, la seconda manifattura d’Europa. Investimenti sbagliati? Credo che l’errore sia venuto dopo. Sapete quali sono i player internazionali italiani? Eni, Enel, Fincantieri, Leonardo, Poste, Ferrovie, Rai. Cosa li unisce? Sono pubblici.

Oggi competiamo con la Cina, tutte le aziende cinesi sono pubbliche. In Francia Edf è pubblica, Renault e Peouget sono a partecipazione pubblica, nell’efficiente Germania la Volkswagen  ha come azionista lo Stato (della Bassa Sassonia) con il 20 per cento e con una golden share che gli concede di influire sul controllo.

Come dire gli altri paesi “partecipano” gli italiani “svendono”. Lo stato imprenditore ha fallito? La rete autostradale pubblica aveva ponti che reggevano, l’alta velocità ferroviaria è investimento pubblico, l’Enel è la società di servizi, extraCina, più grande al mondo. Leonardo (ex Finmeccanica) è leader mondiale negli elicotteri con acquisizioni in Inghilterra e impianti in Usa.

In Italia privatizzare ha significato far godere, poco, i privati e dilapidare un patrimonio pubblico: vale per Telecom, vale per Ilva con i Riva, temo valga per Autostrade.

Tornare allo Stato imprenditore non è una scelta, è una necessità. Una parte della sinistra ha fatto coincidere la caduta del muro di Berlino con l’arresa incondizionata alla sciocchezza inumane del neoliberismo, oggi serve libertà dal bisogno, nel libertà nell’abuso dei forti.

Il mondo ha come modello l’Iri, noi abbiamo avuto la moda di essere di moda. Ogni volta che vedo un treno dell’Ansaldo-Breda con la scritta Hitachi bestemmio l’ignoranza.