Educazione di palude

Educazione di palude

15 Dicembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Esistono tempi in cui devi urlare, altri in cui devi usare il sottovoce, altri ancora in cui devi ascoltare la pazienza di vivere. Sempre devi pensare che l’altro non è meglio di te, ma neanche peggio. Questo è educazione, saggezza che si passa di padre in figlio, che impari in osteria quando l’altro fa il prepotente e un amico ti sorprende soccorrendoti.

Poi la impari ascoltando l’anziano che ti racconta dei suoi viaggi, viaggi che tu neanche immagini, e ti senti della stessa umanità. Lui il viaggio non te lo racconta per vanto, ma per l’incanto che ha trovato nello scoprire, e diventa come se quel viaggio fosse stato anche nostro.

Arriva Cuore e il suo amore, poi Salgari e la sua follia, poi i fumetti di un west che pareva il corridoio di casa mia, un vicolo della stretta dietro l’angolo di via. Arrivano le sante dell’estasi e capisci l’amore, capisci che nella devozione c’è la passione fino alla follia lancia alla carne di Santa Teresa d’Avila. Arriva l’amore e cerchi la rima per fare l’amore nel rispetto che sta nella consapevolezza che la bellezza è differenza, che è brutta la prepotenza.
I miei erano anarchici di palude, liberi nella selva mai servi nella radura, infidi nella notte scura, lupi persi sul crinale del’avventura.
Lupi che si innamorati di Angelica, di Ginevra, di Beatrice, di Rossana che il branco era tavola rotonda, che Lancillotto era amore e devozione e la vita è contraddizione, incoerenza, domande senza risposte a priori. Parsifal è vicinissimo ad una verità che è la bellezza del mondo, grazia della costanza di amare, insistendo, andando oltre ogni luogo che porta il cuore.
Questo ti fa uomo, pezzo per pezzo, e l’amore è una idea generosa in un noi che odia l’io. Mai ragione, ma l’impressione di capire la Grazia di Dio.


La tristezza? Non aver guardato il mondo, ma lo specchio falso di voi stessi.