Shoah e il viaggio dentro la memoria che non si fa in treno

Shoah e il viaggio dentro la memoria che non si fa in treno

26 Gennaio 2020 0 Di Lidano Grassucci

La Storia siamo noi, attenzione
Nessuno si senta escluso

Questa è una storia italiana che non bastano viaggi lunghi in terra di Polonia, questo è sangue italiano che è solo sangue umano. Questa storia sta nelle risa alla battuta “ma i tuoi antenati hanno ucciso Cristo posto sta ancora un po’ n’cazzato” che fa il marchese del Grillo (Alberto Sordi) all’ebanista Aronne Piperno. Sta in un libro di Storia della Chiesa che dovevo studiare all’università e con distacco riporta l’elezione di Ernesto Nathan a sindaco di Roma premettendo che era ebreo, quale onta alla cristiana Roma. Era anche mazziniano e massone, ed uno che girava il mondo (ricordate queste categorie le ritroveremo).

Sta nel nome che porta Aronne l’ebanista perché quello suo fu cancellato, per dargli quello del posto in cui era stato prima di essere chiuso nel ghetto, non di città tedesche, o polacche, ma di Roma. Della santa Roma.

Giorgio Gaber si preoccupava non di Berlusconi in sé, ma del Berlusconi che era dentro di lui.

Io non mi preoccupo della cattiveria che alieniamo nel nazista, ma nella inconsapevole complicità della nostra idea di noi contro loro, contro l’altro, contro…ebreo, zingaro, omosessuale, massone, radicale, o pregante diverso da me.

Ogni volta che sentite categorie, che definiamo gli uomini per gruppi e non per l’unicità di ciascuno uguale a milioni, è un seme di piccolo odio che qualcuno potrebbe organizzare, mettere a efficiente sistema.

Facemmo le leggi razziali, noi italiani, il gran Mufti di Gerusalemme trovo “buono” dare una lezione agli ebrei, e nella Francia di Vichy mica Dreyfus era un eroe, in fondo se l’era cercata era ebreo… e potrei andare avanti per dire di belle coscienze nazionali che indicano a dito “la colpa dei tedeschi”.

Non esiste gerarchia del male. Durante i viaggi della memoria in treno, mentre dai finestrini scorre il paesaggio di questa dolce Italia, si vedono i campanili di una civiltà magnifica, raccontate del ghetto di Roma, di quello di Venezia.

Dei 1259 ebrei romani rastrellati a Portico d’Ottavia, tra cui 207 bambini, ne tornarono 16, nessun bambino. Dalla città di Roma quel giorno 16 ottobre 1943 non si levò un lamento, una preghiera, una umana considerazione, nulla. Non vide nulla neanche il Papa da Oltretevere. 

Vedete il viaggio della memoria se lo sposti dalla memoria è più comodo nella sua tragicità.

Ebrei, zingari, omosessuali, massoni, radicali e… se scorrete la lista delle differenze troverete la vostra unicità e la vigliaccheria di fare normale quel che normale non è per colpire un anormale che è solo speciale quanto te.

Oggi misuro la libertà mia con la libertà che è riservata al popolo di Israele perché ogni volta che l’umanità li ha feriti ha ferito se stessa e me che, come ogni uno, non sono meno bislacco di loro. Oggi ricordiamo una cosa… 6 milioni di morti che non si può neanche immaginare, onta per sempre a noi d’occidente, ma guardo anche le mie mani e vedo ancora le macchie del mio silenzio.

Vi racconto la storia di Nicholas Winton, era un agente di cambio inglese a Praga. Vide i bimbi ebrei dentro la tragedia del nazismo e non restò inerme. Ne mando al sicuro 669 tra il 1938 e ’39, l’ultimo treno ne portava 250 fu fermato dallo scoppio della guerra, e lui non si è mai dato pace per questo viaggio mancato.

Lui lo fece e basta, non chiese nulla, fino a quando nel 1988 la moglie scoprì la lista dei bimbi salvati e cerco di capire e questa storia tornò al suo posto, quello della speranza.

Nello stesso anno in una cerimonia lui fu invitato, si parlava di olocausto. Seguiva le testimonianze con dolore, poi il presentatore chiese al pubblico “Chi di voi si è salvato con la lista di Nicholas Winston?”.

Si sono alzato tutti in piedi, e lui ha pianto.

Ecco, questa storia ha un posto nella biblioteca della speranza, il resto tutto il resto sta nell’archivio dell’infamia.

nella foto Nicholas Winston