Cronache della Latina chiusa/ore 12 anche la Chiesa chiude e il tricolore

Cronache della Latina chiusa/ore 12 anche la Chiesa chiude e il tricolore

11 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Giro, giro, giro questa Latina. Che mestiere mi sono scelto: prestare gli occhi agli altri e guardare, guardare fino a stancarsi. La mattina le strade solo lisce, ma le auto ci sono. Vanno di fretta e sono mascherati, poi fino alle 10 c’è qualcuno smarrito. Poi… poi si cancella l’umano e la città si fa di fauna rada, si fa di umanità che sta da un’altra parte.

I negozi hanno cartelli bianchi in cui annunciano l’arrivederci a dopo. Dopo di che? Dopo l’emergenza c’è scritto da Kiko, da Intimissimi, a Mancinelli, da Yamamay, da… lungo l’elenco. Il Bar Mimì che ha sulla insegna “dal 1932” con Bruno che ricorda le autolinee che si fermavano propri lì davanti, ha la saracinesca chiusa.

La città ha un sapore dell’unica cosa che c’è: il sole.

Nei bar aperti, ostinatamente, hanno le maschere. Passa una automobilista ha i guanti di lattice e la mascherina. Una signora mi saluta, la saluto ma non so chi è: ha solo gli occhi fuori e se prima la gente si avvicinava ora cede il passo e scarta di lato come diceva dei bisonti Francesco De Gregori. 

Un bimbo corre dietro un pallone verde acceso dentro i giardinetti, è alto e magro, in fondo un poco mi assomiglia come a tutti noi ex bimbi in quella fase in cui crescevamo a dismisura. Gambe lunghe ma ancora incerte e cade, rovina a terra, sfiora con la faccia l’asfalto. Gli viene da piangere, ma è troppo alto per farlo, ma non è ancora ragazzo, ma è bambino grande e “strozza” il pianto. La madre controlla con dolcezza, la sorella ride un poco. Si riprende e inghiotte il pianto. Intorno niente.

Che silenzio, piazza della Libertà è pulita. Piazza del Popolo è sguarnita. Ma? In alto sulla torre “garrisce il tricolore”. Una bandiera che è una “piccola vedetta lombarda”, un ragazzo che guarda oltre questo tempo brutto. Mi viene in  testa la retorica Risorgimentale di cui nonna mi ha nutrito, formato e regalato l’amor i Patria.

Penso così ed ecco dal lato di piazza del Popolo verso via Duca del mare: alberi fioriti color di pesco che è primavera e non lo possiamo vedere dai bunker in cui siamo.

Una cronaca che non avrei voluto fare, nel silenzio che non so sopportare.

Il cielo è pulito, la bandiera sta a “significare”

Era un ragazzo, era un trovatello, incontrò i soldati italiani e fecce da vedetta a quei cavalieri di Saluzzo, era un ragazzo italiano di Lombardia e davanti gli austriaci, già gli austriaci, guardò il campo di battaglia e vide il nemico, lo segnalò ai soldati italiani ma una pallottola lo buttò giù..

…levò dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello.

tutti i bersaglieri, via via che passavano, strapparono dei fiori e li gettarono al morto. In pochi minuti il ragazzo fu ]coperto di fiori, e ufficiali e soldati gli mandavan tutti un saluto passando: – Bravo, piccolo lombardo! – Addio, ragazzo! – A te, biondino! – Evviva! – Gloria! – Addio! – Un ufficiale gli gettò la sua medaglia al valore, un altro andò a baciargli la fronte. E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli se ne dormiva là nell’erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d’aver dato la vita per la sua Lombardia.

Edmondo De Amicis, Libro Cuore

Anche la Chiesa “chiude”, solo la Patria resta ritta, ora capisco il XX settembre e ne sono orgoglioso